Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia, intervenuto a Mattino 5, ha commentato la notizia della violazione della quarantena da parte di 50 persone positive al coronavirus: «È pazzesco stiamo facendo grandi sforzi tutti. Questa è una battaglia che o la vinciamo tutti insieme, nessuno escluso, oppure rischiamo di trovarci ogni momento di nuovo di fronte al baratro».
«Non potremmo allentare l’attenzione per molti mesi. Abbiamo bisogno oggi di continuare a stare in casa per evitare che il virus trovi un altro corpo da infettare. Ma anche dopo quando saremo riusciti a spegnerlo, il rischio che i contagi ricomincino è altissimo. Quindi serve un grande sforzo oggi, e poi di cambiare il nostro comportamento. Ma nessuno può chiamarsi fuori, e dire lo fanno gli altri, ognuno di noi deve far parte di questa battaglia», ha aggiunto Gallera che ogni giorno, poco prima della conferenza stampa della Protezione Civile, legge e analizza i dati della Regione Lombardia.
«In Lombardia – ha aggiunto Gallera – stiamo notando una flessione nel numero dei casi ma nel soprattutto nella pressione sul pronto soccorso: negli ultimi 4 giorni è cambiato molto. All’ospedale Sacco di Milano, per esempio, mi dicevano che venerdì hanno avuto 39 nuovi accessi per coronavirus. E solo 7 sabato e 9 domenica. È un caso, ma la riduzione della pressione c’è. È un dato positivo».
«Nelle altre regioni (del sud, ndr.) sono indietro di 10 giorni rispetto a noi. Spero che avendo avuto la fortuna di vedere quello che è successo in Lombardia, siano ancora più attenti per non ritrovarsi in una situazione così drammatica come la nostra», ha proseguito l’assessore.
L’assessore ha anche raccontato che i farmaci «negli ultimi giorni sono arrivati e stanno arrivando. In questo tsunami abbiamo vissuto anche quel dramma lì: della scarsità di farmaci che servivano per tenere sedate le persone in terapia intensiva». «Facevamo fatica – ha spiegato – a trovare quei farmaci che consentivano a una persona di tenere un tubo in bocca in semi incoscienza». Ora, però, «ci sono delle scorte che ci consentono di garantire quello che stiamo facendo» mentre «sull’ossigeno stiamo facendo tantissima fatica ma questa riduzione della pressione sugli ospedali ci sta aiutando un pochino».
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