Nella notte scorsa, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi aerei contro tre impianti nucleari iraniani – Fordo, Isfahan e Natanz – segnando un’escalation senza precedenti nella crisi mediorientale. L’azione, annunciata dal presidente Donald Trump come un’operazione congiunta con Israele per “decapitare” il programma nucleare di Teheran, ha suscitato reazioni immediate a livello globale, con condanne da parte di Russia e Turchia, preoccupazioni per la sicurezza regionale e un’Italia in stato di massima allerta nelle sue basi militari.

Un attacco senza precedenti

Gli attacchi, confermati dall’agenzia di stampa iraniana IRNA, hanno preso di mira i siti di Fordo, Isfahan e Natanz, nodi strategici del programma nucleare iraniano. Secondo quanto riportato, l’operazione è stata condotta con l’obiettivo di neutralizzare le capacità di arricchimento dell’uranio di Teheran, che l’AIEA aveva recentemente accusato di violare gli obblighi del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). L’Iran ha dichiarato che non sono stati rilevati “segni di contaminazione” nei siti colpiti, ma una valutazione precisa dei danni richiederà tempo.

Il presidente Donald Trump ha giustificato l’azione come una misura necessaria per impedire a Teheran di sviluppare armi nucleari, definendo l’attacco parte di uno sforzo congiunto con Israele. “L’Iran ha una scelta tra pace o tragedia” ha dichiarato Trump, avvertendo Teheran di non intraprendere ritorsioni. Tuttavia, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha risposto duramente, definendo gli Stati Uniti “pienamente responsabili” delle conseguenze e accusando Trump di aver “tradito” l’impegno diplomatico, abusando della fiducia iraniana e associandosi a un “criminale di guerra ricercato”, riferendosi al premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Reazioni internazionali: Russia e Turchia condannano

La Russia ha espresso una condanna ferma, definendo gli attacchi una “grave violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU”. In una dichiarazione del ministero degli Esteri di Mosca, si sottolinea che l’azione statunitense, condotta da un membro permanente del Consiglio di Sicurezza, infligge “danni enormi” all’autorevolezza del TNP e al sistema di monitoraggio dell’AIEA. “Gli attacchi contro gli impianti nucleari iraniani minano la fiducia nel regime globale di non proliferazione”, ha aggiunto il ministero.

Anche la Turchia ha reagito con preoccupazione, avvertendo che gli attacchi aumentano il rischio di un conflitto globale. Il ministero degli Esteri di Ankara ha invitato tutte le parti a “porre fine immediatamente agli attacchi” e a perseguire la via dei negoziati per risolvere la controversia nucleare. “Non si deve permettere che il conflitto si estenda a una guerra globale più ampia”, ha dichiarato il ministero.

L’Italia in allerta: sicurezza e diplomazia

In Italia, l’attacco ha innalzato il livello di allerta nelle basi militari USA, da Aviano a Sigonella, dove sono stati rafforzati i dispositivi di sicurezza per proteggere i militari. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiarito che “le basi italiane non sono coinvolte” negli attacchi, ma ha sottolineato l’attenzione per i contingenti italiani dislocati in Iraq e nel Golfo. “Abbiamo tanti militari nell’area, quindi seguiamo con la massima attenzione” ha dichiarato Tajani, precisando che un contingente di carabinieri vicino all’aeroporto di Baghdad è stato trasferito in Kuwait e sta rientrando in Italia. “Al momento non sono segnalati pericoli”, ha aggiunto.

Il governo italiano, guidato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha convocato una riunione d’urgenza per valutare le implicazioni dell’attacco. Alla conference call hanno partecipato il vicepremier Tajani, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, oltre ai vertici dell’intelligence. La discussione si è concentrata sulla sicurezza dei connazionali nella regione, sugli effetti economici – in particolare il rischio di una chiusura dello Stretto di Hormuz, vitale per il commercio energetico – e sulle implicazioni per la sicurezza globale. Meloni ha annunciato che manterrà contatti con alleati e leader regionali per favorire una soluzione diplomatica.

Il ruolo del Trattato di non proliferazione e dell’AIEA

Il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), entrato in vigore nel 1970, è il pilastro del regime globale di non proliferazione, con 191 Stati membri, inclusi i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia). Il trattato si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico dell’energia nucleare. L’Iran, firmatario del TNP, è stato accusato di violare i suoi obblighi, in particolare dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare (JCPOA) nel 2018, che ha portato Teheran a incrementare l’arricchimento dell’uranio fino al 60%, un livello vicino alla soglia del 90% necessaria per un’arma nucleare.

L’AIEA, incaricata di monitorare i programmi nucleari, ha recentemente denunciato la “mancata conformità” dell’Iran, evidenziando scorte di uranio arricchito pari a 9.247,6 kg, 45 volte il limite previsto dal JCPOA. Di questi, 408,6 kg sono arricchiti al 60%, sufficienti per produrre potenzialmente “quasi nove bombe” secondo l’agenzia ONU.

Israele: obiettivi militari e sostegno popolare

Parallelamente agli attacchi USA, l’esercito israeliano ha intensificato le operazioni contro l’Iran, intercettando circa 30 droni lanciati da Teheran nella notte. L’IDF (Israel Defense Forces) ha dichiarato di aver abbattuto oltre 500 droni dall’inizio del conflitto con l’Iran. La portavoce militare Effie Defrin ha annunciato che Israele ha “altri obiettivi” in Iran e intende proseguire l’offensiva.

Il governo israeliano ha espresso gratitudine a Trump per il sostegno, con cartelli a Tel Aviv che recitano “Thank you Mr. President” accanto a bandiere USA. L’attacco è percepito come una mossa per preservare il vantaggio strategico di Israele, che teme un Iran dotato di armi nucleari. Un’arma nucleare iraniana, infatti, altererebbe gli equilibri geopolitici, spingendo potenzialmente Arabia Saudita, Turchia ed Egitto a sviluppare propri programmi nucleari.