Tra gli Stati Uniti d’America e l’Iran potrebbe scoppiare una guerra. Tensione alle stelle fra i due Paesi, infatti, dopo il raid ordinato da Donald Trump la notte scorsa sull’aeroporto di Baghdad, in Iraq.

Due gli obiettivi rilevanti colpiti: il generale iraniano Qassem Soleimani, ritenuto il numero due del regime degli ayatollah, e Abu Mahdi Al-Muhandis, leader delle Unitià di mobilitazione popolare.

Durissima la reazione del generale Mohammad Reza Naghdi, alto comandante dei Guardiani della Rivoluzione Iraniana, i Pasradan: «La Casa Bianca deve lasciare la regione oggi o deve andare al mercato a ordinare bare per i soldati. Non vogliamo uno spargimento di sangue. Devono fare da soli la loro scelta».

Gli Stati Uniti d’America, dal canto loro, poco dopo l’attacco hanno invitato i propri cittadini a lasciare l’Iraq «immediatamente». Il Dipartimento di Stato, in una nota, ha affermato che «a causa degli attacchi della milizia appoggiata dall’Iran nella sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti, tutte le operazioni consolari sono sospese. I cittadini statunitensi non dovrebbero avvicinarsi all’ambasciata». L’Iran, infatti, ha annunciato «dure rappresaglie».

Anche la Francia ha invitato i suoi cittadini che si trovano in Iran a stare lontani dalle riunioni pubbliche: «Tre giorni di lutto sono stati dichiarati dopo la morte del generale Soleimani. In questo contesto, raccomandiamo ai cittadini francesi di stare lontani da qualsiasi riunione e di comportarsi con prudenza e discrezione e astenersi dal fare foto negli spazi pubblici».

ISRAELE

Rientro in anticipo per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dalla Grecia. Netanyahu si era recato ieri ad Atene per la firma dell’accordo con i governi greco e cipriota sul gasdotto East-Med per l’esportazione di gas israeliano. Il ministro della Difesa Naftlai Bennett ha riunito tutti i più alti ufficiali e membri della sicurezza per fare il punto della situazione.

Il generale Qassem Soleimani.

CINA

Il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, parlando con i giornalisti, a nome del governo di Pechino, ha affermato: «La Cina si è sempre opposta all’uso della forza nelle relazioni internazionali. Esortiamo le principali parti, specialmente gli Stati Uniti, a mantenere la calma e dar prova di moderazione per evitare nuove escalation della tensione».

RUSSIA

«L’uccisione di Soleimani rappresenta un passo avventurista che aumenterà le tensioni nella regione». Lo ha detto il ministro degli Esteri del Cremlino, aggiungendo che «Soleimani serviva la causa della protezione degli interessi nazionali dell’Iran con devozione», ha aggiunto il dicastero, «esprimiamo le nostre sincere condoglianze al popolo iraniano».

SIRIA

La Siria ha condannato il raid statunitense in Iraq. Damasco ha definito l’attacco statunitense «un’aggressione infida e criminale» che rappresenta una «grave escalation» nella crisi tra Stati Uniti e Iran e che oramai ha coinvolto anche l’Iraq.

BERNIE SANDERS E JOE BIDEN

Il candidato alla presidenza Bernie Sanders ha dichiarato «La pericolosa escalation di Trump ci porta più vicini ad una nuova guerra disastrosa in Medio Oriente che potrebbe costare un numero infinito di vite umane ed altri trilioni di dollari. Trump ha promesso di mettere fine alle guerre senza fine, ma questa azione ci iscrive su un sentiero che porta ad una nuova guerra». Sulla stessa scia l’altro candidato alle primarie democrastiche Joe Biden: «Nessun americano piangerà la morte di Qassem Soleimani, meritava di essere consegnato alla giustizia per i suoi crimini contro le truppe americane e contro migliaia di innocenti nella regione ma col raid che lo ha ucciso a Baghdad, il presidente Donald Trump ha gettato dinamite in una polveriera». Trump «deve al popolo americano una spiegazione sulla strategia e il piano per tenere al sicuro le truppe statunitensi e il personale dell’ambasciata, come pure i nostri interessi a casa e all’estero. L’Iran risponderà sicuramente, potremmo essere sull’orlo di un grande conflitto in Medio Oriente».

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