«È inaccettabile che nel decreto Riaperture non sia prevista la consumazione al banco per le attività di ristorazione artigiana, così come per i bar. C’è stata e resta una mancanza di chiarezza in materia, affidata solo a una precisazione di una circolare del Gabinetto del Ministro dell’Interno, ma soprattutto l’ulteriore danno arrecato all’intero settore, che per il mese di maggio ammonterà su Roma a 13 milioni di euro. Sfugge il motivo per cui il ritorno in zona gialla non preveda il ritorno alle norme precedentemente previste per tale ‘colorazione’, con la possibilità di consumo al bancone e sul posto, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria alle quali le imprese si sono diligentemente adeguate e hanno investito da tempo». Così in una nota Andrea Rotondo, Presidente di Confartigianato Roma.
Sulla stessa scia Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio: «Leggendo la circolare del Ministero dell’interno, arrivata poco fa, viene confermato quanto denunciato in anteprima dalla Fiepet-Confesercenti, ovvero che il consumo al banco nei locali è vietato. Quindi nei bar della Capitale non sarà possibile prendere un caffé né un aperitivo al bancone».
«Una decisione che ci porta indietro rispetto alla norma che prevedeva il consumo al banco in zona gialla quindi non si tratta di una riapertura verso la normale attività. Si tratta di un giallo mascherato da arancione. Una norma quindi che penalizza tutti i locali, anche in termini economici con perdite per il mese di maggio pari a 150 milioni di euro. Come Fiepet-Confesercenti lanciamo una proposta: agli esercenti non venga applicato il pagamento del servizio al tavolo come segno di protesta civile nei confronti di una norma che ci penalizza», conclude la nota.
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