Una battuta di cosiddetto “contenimento” dei cinghiali, in provincia di Brescia.

In località Morgnaga, nel Comune di Gardone Riviera, i cani dei cacciatori sono però rimasti bloccati in un impedimento che poteva costare la vita. Come riferito dalla Polizia Provinciale di Brescia, infatti, i cani degli stessi cacciatori che partecipavano alla battuta sono rimasti intrappolati nei lacci dei bracconieri.

Si trattava di otto lacci in acciaio armati per la cattura degli animali selvatici. Il “laccio”, è di fatto un cappio che blocca, lungo i camminamenti della fauna, sia animali selvatici che domestici. Un cavo in metallo disposto con un nodo scorsoio tenuto fermo da un paletto di legno. Sono molto utilizzati per i cinghiali ed altri ungulati, come caprioli e cervi. Nel cappio possono rimanere anche volpi ed altri selvatici. Vi è poi il lungo elenco di domestici, come nel caso di gatti e finanche mucche. In questo caso a rischiare grosso sono stati i cani dei cacciatori di cinghiale.

La morte al laccio è sempre lunga e dolorosa. Sono stati registrati più casi di animali che sono arrivati ad amputarsi la zampa nel tentativo di scappare. Più tirano, più il nodo stringe. La morte per soffocamento arriva invece se la “preda” viene presa per la gola. L’animale può inoltre rimanere bloccato per l’addome, come è successo al cagnolino in foto. La morte, in questo caso, sopraggiunge per rottura del diaframma.

Purtroppo queste pessime ed illegali abitudini venatorie sono comuni e diffuse in tutta Italia.

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