Renato Brunetta, il giorno dopo l’addio a Forza Italia, intervenuto su La Stampa, ha spiegato: “Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia. Non votando la fiducia a Mario Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura. Mi accorgo di aver scritto ‘mio partito’. Non riesco a credere che abbia subito una simile mutazione genetica.

Il ministro ha aggiunto: “Le donne e gli uomini di Forza Italia, i suoi elettori, però, ci sono ancora. Credono sempre nell’europeismo, nell’atlantismo, nel liberalismo, nell’economia sociale di mercato, nell’equità. Credono nel riformismo che non lasci nessuno indietro, attento ai più fragili, agli anziani, ai disabili, agli ultimi”.

“Io – ha continuato Brunetta – continuo ad essere coerente con tutti questi principi e valori, integralmente recepiti nell’agenda Draghi, cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto. Inspiegabile, davvero inspiegabile, aver contribuito a fermare nel nostro Paese il progetto europeista ispirato al binomio inscindibile libertà-responsabilità, il collante della grande famiglia del Partito Popolare Europeo. Sono fiero di aver servito l’Italia da ministro di questo governo, di aver contribuito a metterla in sicurezza dal punto di vista sanitario, sociale ed economico, di aver avviato, con il PNRR e il suo pragmatismo visionario, la più imponente opera di ricostruzione dopo quella del dopoguerra”.

Brunetta ha proseguito: “Berlusconi mi accusa di irriconoscenza, assieme alla collega Gelmini, e profetizza per noi la mancanza di futuro politico. Mi viene facile rispondere che a Berlusconi voglio bene, e sempre gliene ho voluto anche nei momenti più bui (e non sono stati pochi), che per Forza Italia nei miei quasi trent’anni di militanza ho dato tutto: tutto me stesso, tutta la mia intelligenza, tutto il mio impegno, politico e personale. Mi addolora solo una cosa del commento di Berlusconi: che attacca esclusivamente in maniera scomposta sul piano personale e non tiene in alcun conto le serissime ragioni politiche del nostro addio. Ecco, questo mi fa dire, purtroppo, che Berlusconi ha perso lucidità e umanità, insieme alla qualità straordinaria che gli abbiamo sempre riconosciuto: quella di saper leggere nell’animo delle persone”.

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