Bushmeat, il mangiare della foresta. Si tratta di carne affumicata appartenente ad animali selvatici che viene venduta nei mercati di diverse città africane. Un fenomeno, denuncia IFAW (International Fund for Animal Welfare) largamente diffuso ma offuscato dal dramma del bracconaggio in danno di specie divenute molto famose, come nel caso di elefanti e rinoceronti. Ed invece antilopi, bufali, zebre, sono animali non meno colpiti di altri.

L’attività dei bracconieri è comunque rivolta anche contro gli elefanti e non è raro trovare pachidermi con le zampe vistosamente segnate dalle cicatrici delle trappole. Come avviene anche in Italia, una delle “armi” più diffuse è quella dei lacci-cappio, ovvero cavi metallici disposti lungo i camminamenti della fauna selvatica. Il nodo scorsoio stringe il povero animale (elefante, antilope, zebra ed altri ancora) fino a provocare vere e proprie amputazioni. Una morte, commenta IFAW, lenta e dolorosa.

L’esempio ora proposto da IFAW è quello del Parco Nazionale Kusungu, nel Mali. La fauna risulterebbe letteralmente decimata dall’attività dei bracconieri. A risentirne sono anche i predatori, come nel caso dei leopardi. Oltre a patire essi stessi le trappole, trovano meno selvaggina di cui nutrirsi.

Contrariamente a quello che è dato pensare ad acquistare questa carne non sono le persone più povere. Quella proveniente da animali domestici viene infatti offerta a prezzi più bassi. Sarebbero pertanto le persone con maggiore disponibilità di denaro ad acquistare il bushmeat ed anche per quel paese sembra che si sia innescato il perverso meccanismo della ricerca di selvaggina sempre più rara.

IFAW ha recentemente scoperto un caso di macellazione di antilopi Letchwe nella città di Lusaka.

Gli animali venivano macellati; la carne veniva essiccata e tagliata in fasci per essere venduta. La disposizione in fasci serviva per rendere la carne più facilmente occultabile. Teste, zampe e pelle venivano scartate perchè non utili ai commercianti di carne. Eppure anche in situazioni estreme, come quelle del Parco Nazionale Kusungu, gli interventi in favore della fauna selvatica presentano risultati incoraggianti: questo anche alla luce del drammatico crollo di alcune specie. E’ il caso della zebra, passata da 600 individui ad appena sei. Gli interventi di IFAW hanno consentito di presevare la specie e nel 2016 il Parco ha annunciato la nascita di tre puledrini.

Piccoli segni, commente IFAW, ma incoraggianti.

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