Da quattro giorni le strade di Los Angeles sono teatro di proteste contro la politica migratoria del presidente Donald Trump. Le manifestazioni, iniziate venerdì in risposta alle retate dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), si sono estese ad altre città della California, come San Francisco e Santa Ana, e a stati come Texas e Florida.

Lunedì, le proteste nella metropoli californiana sono state in gran parte pacifiche, ma in serata si sono verificati scontri, con alcuni arresti. La decisione di Trump di inviare 2.000 soldati della Guardia Nazionale e 700 marines a Los Angeles ha acceso un conflitto istituzionale senza precedenti, spingendo il governatore Gavin Newsom a intentare una causa contro l’amministrazione federale, accusata di abuso di potere e violazione della Costituzione.

L’escalation militare

Sabato sera, il presidente Trump ha ordinato il dispiegamento di 2.000 membri della Guardia Nazionale della California a Los Angeles, senza il consenso del governatore Newsom, un’azione che non si verificava dal 1965, quando il presidente Lyndon B. Johnson inviò truppe in Alabama per proteggere i manifestanti per i diritti civili. Lunedì, il Pentagono ha annunciato l’attivazione di ulteriori 2.000 soldati della Guardia Nazionale e di circa 700 marines provenienti dalla base di Twentynine Palms, nel deserto californiano, per supportare le operazioni di sicurezza.

Secondo il Comando Settentrionale degli Stati Uniti, le truppe sono state addestrate per il controllo della folla e la de-escalation, ma saranno armate. Il capo della polizia di Los Angeles, Jim McDonnell, ha dichiarato: “Il dipartimento non ha ricevuto alcuna notifica formale in merito all’arrivo dei marines in città”.

La causa legale di Newsom

Il governatore Newsom, insieme al procuratore generale Rob Bonta, ha annunciato lunedì una causa federale contro il presidente Trump, il segretario alla Difesa Pete Hegseth e il Dipartimento della Difesa. La denuncia sostiene che l’ordine di federalizzare la Guardia Nazionale viola il Decimo Emendamento della Costituzione, che riserva agli stati i poteri non delegati al governo federale.

Inoltre, il dispiegamento è considerato illegale perché non rispetta il Titolo 10, Sezione 12406 del Codice degli Stati Uniti, che richiede il coordinamento con i governatori statali per l’attivazione della Guardia Nazionale. “Donald Trump sta seminando il caos nelle strade per scopi politici”, ha dichiarato Newsom, aggiungendo: “Questo è un passo inconfondibile verso l’autoritarismo”. Bonta ha ribadito: “Federalizzare la Guardia Nazionale della California è un abuso dell’autorità del Presidente ai sensi della legge, e non lo prendiamo alla leggera”. La causa chiede un’ordinanza giudiziaria per annullare l’ordine di Trump e restituire il controllo della Guardia Nazionale allo stato.

La risposta delle autorità locali

Il sindaco di Los Angeles, Karen Bass, ha criticato l’intervento federale, definendolo “l’ultima cosa di cui Los Angeles ha bisogno”. Bass ha esortato i manifestanti a mantenere la pace, sottolineando: “Vogliamo garantire il diritto di protestare, ma la violenza non è accettabile e chi la commette sarà ritenuto responsabile”. Il capo della polizia McDonnell ha confermato che, nonostante alcuni episodi di violenza, come il lancio di bottiglie e un cocktail Molotov contro gli agenti, la situazione è sotto controllo. La mancanza di coordinamento con le autorità locali ha alimentato le tensioni, con McDonnell che ha richiesto “linee di comunicazione aperte” per evitare ulteriori escalation. In altre città, come Santa Ana, la Guardia Nazionale è stata dispiegata per proteggere edifici federali, mentre in Texas il governatore Greg Abbott ha riportato l’arresto di oltre una dozzina di manifestanti ad Austin.

Le proteste si estendono oltre la California

Le proteste, inizialmente concentrate a Los Angeles, si sono diffuse in altre città della California e in stati come Texas, Florida e Massachusetts. A San Francisco, la polizia ha arrestato e successivamente rilasciato circa 155 persone per essersi rifiutate di disperdersi durante un’assemblea dichiarata illegale. A Tampa e Boston, i cortei sono stati prevalentemente pacifici, mentre a Houston e Dallas si sono registrati episodi di tensione. Le proteste sono state innescate dalle retate dell’ICE, che venerdì hanno portato all’arresto di 44 persone, tra cui il presidente del sindacato SEIU California, David Huerta, la cui detenzione ha scatenato un’ondata di indignazione. I manifestanti chiedono la fine delle deportazioni e la liberazione dei detenuti, con slogan come “Free them all!” risuonati davanti a edifici federali.

Reazioni politiche e sociali

La decisione di Trump ha suscitato reazioni contrastanti. I leader democratici, inclusi i governatori di altri stati, hanno condannato l’azione come un “abuso di potere”, con il senatore Chuck Schumer che ha definito il dispiegamento “non necessario, infiammatorio e provocatorio”. L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha annunciato l’intenzione di intentare una propria causa, denunciando la mobilitazione come una violazione dei diritti di protesta sanciti dal Primo Emendamento. Al contrario, esponenti repubblicani come il presidente della Camera Mike Johnson hanno difeso Trump, accusando Newsom di “incapacità o riluttanza a gestire la situazione”. Sul piano sociale, le proteste hanno messo in luce le profonde divisioni sull’immigrazione, con Trump che ha definito i manifestanti “insurrezionisti violenti” e ha minacciato ulteriori interventi militari.