L’estensione del contagio del Coronavirus dalla Cina all’Italia e agli altri paesi europei e le misure restrittive e di contenimento sanitario adottate negli ultimi tempi mettono a serio rischio le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia e dell’Europa intera. Questo l’allarme lanciato da Confindustria.

“L’impatto sull’economia sarà rilevante, se tale situazione non sarà fronteggiata in tempi rapidi e con misure e strumenti non convenzionali – sottolinea l’associazione degli industriali -. L’auspicio è che il lavoro comune che Governo e parti sociali stanno avviando possa portare a una normalizzazione dell’emergenza sanitaria, potenziando i reparti di terapia intensiva e circoscrivendo al massimo gli effetti, evitando però allarmismi infondati e percezioni errate anche sul piano della comunicazione… Questo deve essere il momento dell’ambizione e del coraggio, per reagire, rilanciare e trasformare l’Italia e l’Europa in chiave moderna, mantenendo il primato di area più ricca del mondo, che garantisca benessere diffuso ai propri cittadini, li protegga dalle minacce esterne e continui ad assicurare una pace duratura. Serve per questo un grande piano massivo di investimenti che punti a realizzare infrastrutture materiali, sociali e immateriali all’avanguardia. Servono investimenti pubblici, serve riattivare rapidamente tutti i cantieri e non solo quelli delle opere considerate prioritarie: la domanda pubblica deve compensare l’arretramento di quella privata” chiede Confindustria.

Questi in sintesi i sei grandi assi secondo gli industriali su cui si dovrebbero declinare gli interventi dell’Esecutivo.

1) Rilancio degli investimenti pubblici e delle infrastrutture, come primo motore
della crescita economica.  È dunque necessario dotarsi di un piano straordinario triennale, che parta
dall’avvio di tutti i cantieri e punti a realizzare tutte le opere programmate, anche attraverso l’introduzione di apposite misure di carattere organizzativo, tra cui la nomina di commissari straordinari e la costituzione di task force multidisciplinari di esperti (che nel Mezzogiorno, area a più bassa efficienza amministrativa, possono trovare il sostegno dei fondi europei e nazionali per la politica di Coesione), che supportino “in loco” le amministrazioni nell’accelerazione delle procedure. Più in dettaglio, vanno introdotte misure di sblocco dei procedimenti più
complessi, attraverso strumenti adeguati all’entità e alla specificità delle opere da realizzare. La figura del commissario straordinario – utilizzata in modo proficuo anche nella ricostruzione del Ponte Morandi – andrebbe attivata per le infrastrutture strategiche e secondo un criterio di modulazione coerente con le esigenze di sblocco

2) Il piano triennale sopra descritto deve inserirsi in un altrettanto ambizioso piano di rilancio a livello europeo, con una connotazione transnazionale delle opere da realizzare e una massiccia dote finanziaria (a partire da 3mila miliardi di euro), resa possibile dall’emissione di Eurobond a 30 anni garantiti anche dalle infrastrutture oggetto del piano.
3) Misure volte a garantire liquidità alle imprese, precondizione essenziale per aiutare le imprese in questa fase di transizione e criticità economica. Come noto, il credito bancario in Italia rimane selettivo se non modesto, in particolare per le PMI, e il mercato dei capitali è ancora troppo poco sviluppato.

4) L’avvio di un nuovo e vasto programma di semplificazioni, su base triennale, per liberare, attrarre e fidelizzare investimenti. In questa sede si indicano due linee prioritarie per le imprese: fisco e ambiente/energia.

5)Il disegno di incentivi all’occupazione giovanile che rafforzino, rispetto a quelli attualmente previsti, la probabilità per i giovani di “imparare lavorando” e poi stabilizzarsi in azienda. Lo strumento fondamentale per realizzare questo obiettivo è l’apprendistato, che da un lato andrebbe meglio articolato rispetto sia alle
esigenze reali delle imprese sia ai fabbisogni formativi dei giovani, e dall’altro andrebbe ulteriormente incentivato. In particolare, si potrebbe introdurre una particolare tipologia di apprendistato che favorisca l’inserimento al lavoro di giovani degli Istituti Tecnici e degli Istituti Tecnici Superiori e che conceda, alle imprese che assumono, uno sgravio totale dei contributi per cinque anni, a condizione che l’impresa medesima partecipi al sostegno economico della Fondazione ITS o concorra alle spese per la dotazione laboratoriale degli ITIS.

6) Un piano di azioni volte ad attrarre, stimolare e rilanciare gli investimenti privati, italiani ed esteri (InvestItalia), che includa misure di carattere fiscale, societario e finanziario. L’idea è, anzitutto, di dare continuità e sistematicità all’impianto agevolativo vigente, attraverso un accurato potenziamento degli incentivi fiscali.

In conclusione, Confindustria ritiene che “sia giunto il momento per l’economia italiana ed europea di un “whatever it takes” della politica economica, che abbia però un chiaro indirizzo nell’allocazione delle risorse e degli effetti da realizzare, come da noi auspicato negli assi illustrati, per contenere e compensare gli effetti dell’arretramento
della domanda privata evidenti e conseguenti a quanto sta accadendo. Per far questo, riteniamo indispensabile un’ampia convergenza nazionale sugli obiettivi e le proposte sopra descritte tra forze politiche, Governo, istituzioni territoriali e parti sociali”

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