Gli italiani che vivono all’estero sono preoccupati. Sia (naturalmente) per la diffusione del coronavirus sia per le differenze d’intervento che stanno notando tra l’Italia e gli altri Paesi, soprattutto europei.
Ad esempio, nel Regno Unito si è presa la decisione di tutelare più l’impatto dell’epidemia sull’economia (forse perché lì stanno facendo i conti anche con la Brexit) che le vite umane e ne è prova quanto detto in conferenza stampa dal Primo Ministro Boris Johnson («Preparatevi a perdere i vostri cari») e l’esplicito affidamento all’immunità di gregge. In poche parole, la catena dell’infezione può essere interrotta quando un gran numero di appartenenti alla popolazione sono immuni o meno suscettibili alla malattia. Motivo per cui si dovranno infettare.
Poi, c’è il problema del taglio dei voli da e per il nostro Paese, non solo scelto dalle compagnie aeree ma anche dai governi come misura precauzionale per non permettere l’ingresso dei cittadini provenienti dalle zone con il più alto tasso di contagi. Lo ha deciso, ad esempio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sospendendo tutte le partenze e gli arrivi dal Vecchio Contente, eccetto (paradossalmente, visto quanto appena scritto) i voli da e per il Regno Unito.
Ora, cosa fare se un nostro connazionale si trova all’estero e sta avendo difficoltà a rientrare in Italia? Il pensiero, ad esempio, va ai 47mila studenti italiani con borsa di studio Erasmus.
Ebbene, in primo luogo bisogna rivolgersi all’Ambasciata o al Consolato italiano del luogo. In seconda istanza, si consiglia di contattare l’Unità di Crisi della Farnesina al numero +39.06.36225 (attivo tutti giorni e 24 ore su 24) e non lo 06.36911 che sta per ora girando sui social media e su WhatsApp (ovvero il centralino del Ministero degli Affari Esteri). A proposito, infine, degli Erasmus il ministro della Università e della Ricerca Gaetano Manfredi ha fatto sapere che «ci sarà una decisione a breve».
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