Come già successo in Cina, anche nel Nord Italia, dopo quasi un mese di misure restrittive per contenere l’epidemia del coronavirus, è calato l’inquinamento.
Infatti, stando a quanto mostrato dalle immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), si sono ridotti i livelli del biossido di azoto, un marcatore dell’inquinamento.
Le foto sono state condivise su Twitter da Santiago Gassò, ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa.
In one month, there is a clear decrease of NO2 levels (a pollution marker) in northern #Italy according to the satellite sensor @tropomi @avoiland @elisa_ox @blefer @rjswap pic.twitter.com/FnSz4AtT8q
— Santiago Gassó (@SanGasso) March 11, 2020
Nel dettaglio, i sensori Tropomi (Tropospheric Monitoring Instrument) a bordo del satellite hanno rilevato il progressivo ridursi della nube rossa di biossido di azoto, il gas nocivo emesso dai combustibili fossili, in particolare dai veicoli a motore e dalle strutture industriali.
Sempre sullo stesso argomento, Vanes Poluzzi, dirigente di Arpae Emilia – Romagna e responsabile del comparto che monitora e analizza la qualità dell’aria nella regione, ha spiegato che «al 26 febbraio e nelle prime settimane di marzo, in Emilia-Romagna, abbiamo avuto valori di Pm10 inferiori ai limiti. Solo ieri c’è stato uno sforamento a Ferrara con un valore superiore: 52 microgrammi per metro cubo. Molto ha contribuito il ‘motore meteorologico’ che ha portato, nei giorni scorsi, piogge e vento. Può essere, quindi, che il bilancio sia positivo, ma non prendiamo abbagli: è presto per affermare che i decreti per limitare il contagio del coronavirus hanno avuto impatto sull’inquinamento».
«Lo si potrà dire – ha aggiunto l’esperta – solo quando l’emergenza sanitaria terminerà e avremo tutti i dati. I flussi di traffico sono diminuiti, ma, con le famiglie a casa, potremmo assistere a uno ‘shift modale’ dell’inquinamento per l’incidenza, ad esempio, del riscaldamento domestico».
Inoltre, ha proseguito la Poluzzi, «occorre procedere con cautela quando si parla di inquinamento perché tanti sono i fattori da considerare. E il primo con cui fare i conti e quel ‘laboratorio’ che è l’atmosfera terrestre dove ogni elemento ha effetto sui valori emissivi».
Prima delle misure varate dai DPCM «tra il 20 e il 21 febbraio – ha spiegato la dirigente – si sono raggiunti, in tutta la regione, valori sopra la media di concentrazione di Pm10 nell’aria. La situazione poi è cambiata e tanto lo si deve alla perturbazione, anche ventosa, arrivata dal 26 febbraio. Presto ci saranno altri giorni di instabilità, per questo solo al termine dell’emergenza sanitaria potremmo stabilire se le disposizioni hanno ‘alleggerito’ l’aria».
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