Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell’Università di Pisa, seguito su Facebook da oltre 19mila utenti, ha affrontato il tema del ‘picco epidemico’ del coronavirus, spiegando che «è quella parte della curva dopo la quale inizia la diminuzione dei contagi. Questo ovviamente avviene se di focolaio epidemico ce n’è uno solo. Se dal primo focolaio se ne sono sviluppati altri, con un intervallo variabile si svilupperanno altre curve epidemiche. Tante curve epidemiche una accanto all’altra maschereranno il picco del primo focolaio e sarà difficile osservare un calo nel numero dei casi».

«Gli italiani, dopo aver scoperto le proprie doti di virologi provetti – ha così cominciato il post – scoprono ora il talento di modellisti matematici. La moda di questi giorni si riassume in una parola: picco. Si aspetta il picco. Il picco si avvicina. Il picco è passato. Vi rovino la discussione e vi sgonfio le aspettative: chi deve programmare la risposta all’epidemia, del picco se ne può interessare il giusto. E sarebbe la stupidaggine peggiore gridare vittoria al primo segnale di calo dei casi nel Nordest».

«Morale della favola – ha aggiunto l’esperto – non aspettiamo il picco del primo focolaio come un segnale che le cose vadano bene. Bisogna evitare che si accendano altri focolai. In Cina hanno spento la prima ondata dell’epidemia (attenzione, altre arriveranno anche in Cina dopo la ripresa delle attività) con una serie di misure che al confronto la nostra Zona Rossa è un giardino dell’Eden. Non aspettiamoci di ottenere gli stessi risultati. Non dobbiamo dunque aspettare il picco, dobbiamo fare di tutto per allontanarlo ed abbassarlo in altezza».

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