La Cina ormai da settimane sta ricevendo molte critiche sulla gestione del coronavirus, soprattutto in relazione agli inizi dell’epidemia. Molti Paesi, infatti, ritengono che Pechino abbia ritardato la notizia della gravità dell’epidemia di Covid-19. Inoltre, come riportato su Express, ci sono anche preoccupazioni sulle sorti di chi ha parlato anzitempo del virus ed è stato punito dalle autorità cinesi.

Il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in Cina, Gauden Galea, ha dichiarato a Sky News: «Sappiamo che sono in corso alcune indagini nazionali ma non siamo stati invitati a partecipare. L’OMS sta facendo richieste alla Commissione sanitaria e alle autorità. La priorità è che dobbiamo sapere il più possibile per prevenire che si possa ripetere».

Inoltre, funzionari dell’intelligence statunitense hanno affermato che la Cina non abbia comunicato la gravità dell’epidemia quando è cominciata. La Casa Bianca, a tal proposito, ha dichiarato: «Comprendere le origini del virus è importante per aiutare il mondo a rispondere a questa pandemia ma anche per dare una risposta rapida ai futuri focolai di malattie infettive».

Il dott. Galea ha affermato che è improbabile che ci siano stati solo 41 casi a Wuhan dal 2 al 16 gennaio 2020, come è stato reso noto dalla Cina e ha aggiunto: «Sarebbe stato durante quel periodo che si sarebbe verificata la crescita dei casi. Ci sono stati altri casi? È qualcosa a cui la Cina dovrà rispondere».

L’OMS è stata criticata dagli Stati Uniti per aver accettato i dati cinesi senza metterle in discussione. Donald Trump ha persino affermato che la Cina «farà tutto il possibile» per far sì che il presidente perda le elezioni presidenziali.

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