Sono stati desecretati e pubblicati online, sul sito della Fondazione Luigi Einaudi, i verbali di cinque riunioni del Comitato tecnico scientifico per il coronavirus, che per giorni le opposizioni hanno chiesto di rendere pubblici.

Si tratta del verbale completo del 28 febbraio, dei verbali del 1 e del 7 marzo, dei verbali completi del 30 marzo e del 9 aprile. In tutto, si tratta di circa 200 pagine.

Cosa dice il verbale del 1° marzo

Innanzitutto, i nomi dei componenti del Comitato Tecnico Scientifico. I presenti: Agostino Miozzo, Giuseppe Ruocco, Silvio Brusaferro, Alberto Zoli, Giuseppe Ippolito, Francesco Maraglino, Andrea Urbani, Franco Locatelli, Walter Ricciardi, Gianni Rezza, Massimo Antonelli. Gli assenti: Claudio D’Amario e Mauro Dionisio.

Innanzitutto, il CTS raccomandò che la popolazione, per tutta la durata dell’emergenza, avrebbe dovuto evitare «nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci» e di «rafforzare la sorveglianza nelle Regioni che abbiano casi riconducibili a catene di trasmissione orale. Il CTS rileva che la situazione è continuamente in evoluzione e, in relazione a questa, si potranno adottare tempestivamente ulteriori provvedimenti di contenimento».

Poi, a proposito delle richieste pervenute dalle regioni Liguria e Marche «relative rispettivamente alle province di Savona e Pesaro, siano appropriate. Pertanto a tali province si ritiene vadano applicate le misure previste per le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna al di fuori della zona rossa». «Alla luce delle richieste pervenute – si legge ancora – e dell’evoluzione della situazione epidemiologica nel Paese, si ritiene che le misure di contenimento possano essere applicate anche all’ambito provinciale, laddove c’è presenza di focolai di trasmissione locale».

Nel verbale del 1° marzo c’è anche una richiesta del CTS sull’incremento dei posti letto in ospedale: «Alla luce di quanto verificatosi negli ultimi giorni negli ospedali della regione Lombardia, il CTS, allargato agli esperti, ritiene necessario che, nel minor tempo possibile, in strutture pubbliche e in quelle private accreditate sia: attivato un modello di cooperazione interregionale coordinato a livello nazionale; attivato a livello regionale, nel minor tempo possibile, un incremento delle disponibilita’ dei posti letto».

Nel dettaglio, l’aumento dei posti letto che vine richiesto «del 50% il numero in terapia intensiva» e «del 100% della disponibilità dei posti letto in reparti di pneumologia e in malattie infettive, isolati e allestiti con la dotazione necessaria per il supporto ventilatorio (inclusa la respirazione assistita)». E ancora: «L’utilizzo delle strutture private accreditate dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da Covid 19».

Inoltre, il CTS riteneva necessario «ridistribuire il personale sanitario destinato all’assistenza, prevedendo un percorso formativo ‘rapido’ qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici, da dedicare alle aree di sub intensiva», attraverso corsi Fad (Formazione a Distanza) presso l’ISS (Istituto Superiore di Sanità).

Sempre l’1° marzo il CTS invitava a costituire pool di anestesisti e rianimatori, da mettere a disposizione del sistema di emergenza territoriale 112/118. Infin,  il CTS riteneva necessario «ridefinire i percorsi di triage dei pronto soccorso con aree dedicate alla sosta temporanea dei pazienti sospetti»; di identificare «presidi Covid»; di definire «un protocollo per l’esecuzione dei tamponi», incrementando i laboratori ad hoc, e di «definire un protocollo di sicurezza e sorveglianza degli operatori sanitari».

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