Per la seconda volta una donna di Dallas, Stati Uniti d’America, sta combattendo contro il coronavirus.
Come raccontato su People.com, Meredith McKee per la prima volta è risultata positiva al Sars-CoV-2 a febbraio. La diagnosi è arrivata dopo sintomi «chiari e ovvi».
La donna, raccontando di essere riuscita a combattere il primo attacco del virus, ha ricordato: «Ho avuto una tosse secca insopportale. Non si fermava». Ha anche donato parte del suo plasma dopo essere risultato positiva agli anticorpi. «Poi mi sono sentita benisimo e ho fatto qualcosa di bello perché ho aiutato fino a otto persone con il mio plasma», ha aggiunto.
I medici non sono certi del motivo per cui il virus a volte riemerge o se sia contagioso nella seconda volta. Alcuni esperti, inoltre, sostengono che un secondo test positivo potrebbe significare soltanto che il virus sta allungando i tempi di abbandono del corpo ma non può infettare gli altri.
Il dr. William Schaffner, esperto di malattie infettive di Nashville, a NBC 5 ha detto: «È possibile che le persone liberino il resto del virus in un certo periodo di tempo. Ciò non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in loro o che siano contagiosi».
La donna ha condiviso una sua foto in lacrime da un letto d’ospedale. Dopo avere riscontrato pressione alta e mal di testa, venerdì scorso, 12 giugno, ha scoperto di essere ancora positiva al COVID-19, quattro mesi dopo la prima diagnosi.
«Quello che stiamo scoprendo sempre di più è che i frammenti del virus che vengono raccolti sui tamponi settimane dopo non sono in grado di replicarsi. Non sono virus vivi», ha detto la dott.ssa Ania Wajnberg della Icahn School of Medicine di New York.
Gli esperti, comunque, rimarcano il fatto che è un evento raro contrarre il coronavirus per due volte.
Nel caso di Meredith McKee, i medici ritengono che il virus sia semplicemente rimasto inattivo dopo il primo attacco della malattia, una teoria sostenuta dalla dott.ssa Benjamin Neuman, virologa e capo del dipartimento di biologia della Texas A&M University-Texarkana. La virologa ha affermato che taluni pazienti vengano dimessi con il virus ancora all’interno e, quindi, la malattia poi ritorna.
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