Due cacciatori che, secondo quanto riportato dalla Provincia di Trento, erano seguiti già dallo scorso anno. A quanto sembra scendevano il fiume Brenta sparando agli uccelli acquatici, Mentre il primo fornito di stivaloni da pescatore, attendeva in acqua i volatili, il secondo, sistemato lungo la sponda, fungeva da battitore. In altri termini faceva alzare gli uccelli.
In tale maniera, riferisce sempre la Provincia, sarebbero incorsi in diverse irregolarità amministrative, quali lo sconfinamento in altra riserva di caccia oltre che lo sparo a distanza inferiore rispetto a quella di rispetto per la vicina ferrovia.
Fin qui, sanzioni meno pesanti. L’intervento del personale della Stazione forestale di Borgo Valsugana e dei guardacaccia dell’ACT, proseguiva però con un controllo dell’automobile sistemata presso il parcheggio dell’azienda ove lavorava uno dei due cacciatori. Risultava così presente, incustodito per tutto il tempo dell’intervento dei due nel fiume, un’arma riposta nel bagagliaio. La conseguente perquisizione domiciliare rivelava, però, ulteriori sorprese. In particolare si scoprivano trofei di cervo, di un tasso e un francolino imbalsamati (specie protette), oggetti privi di certificato di origine oltre a esemplari di tortore dal collare (Streptotelia decaocto), specie che pure non rientra tra quelle cacciabili, a differenza della tortora selvatica (Sterptopelia turtur), dalla quale è però chiaramente distinguibile. Trovato, inoltre, il fucile sovrapposto che era stato utilizzato ed anch’esso sequestrato, così come i trofei.
Da rilevare come in un diverso intervento dei Forestali della Provincia di Trento, questa volta della Stazione della Destra Anaunia, portava alla contestazione del reato di caccia con mezzi vietati, alterazione di arma e detenzione di silenziatore. Il soggetto indvividuato sarebbe stato sorpreso mentre, dall’interno del proprio veicolo, si preparava ad utilizzare un’arma modificata montata su apposito supporto collegato al finestrino dell’autovettura.
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