Mario Draghi al Colle da Sergio Mattarella. E’ il giorno in cui il presidente della Repubblica dovrà decidere un probabile scioglimento delle camere che forse ufficializzerà nella giornata di sabato.
Ieri sera la fiducia ma con soli 95 voti
È passata, con soli 95 voti a favore, la richiesta di fiducia posta dal governo al Senato sulla risoluzione di Pier Ferdinando Casini. I voti contrari sono stati 38 e nessun astenuto. Quindi, hanno votato solo 192 senatori ma i votanti sono stati 133. Il quorum è stato garantito dalla presenza in aula dei senatori del MoVimento 5 Stelle che, come annunciato, non hanno partecipato al voto. Così come deciso da altri partiti, come la Lega e Forza Italia.
Una notte che porta consiglio
Ma il premier Mario Draghi non è salito al Quirinale ieri sera stessa prendendosi una notte di riflessione e per ponderare. Il presidente del Consiglio ha lasciato Palazzo Chigi diretto nella sua abitazione e non al Colle, dove dovrebbe recarsi nella giornata di oggi, giovedì 21 luglio. Chiaramente stufo, non ci sono dubbi sul fatto che rassegnerà le proprie dimissioni, è la forma che aspetta di essere nota.
Letta, “interotto percorso di fiducia”
Parlando al TG1, il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha affermato: “È evidente che si è interrotto un percorso di fiducia. Credo che soprattutto oggi gli italiani guardino sgomenti alle loro istituzioni, al Parlamento e alle forze politiche che hanno deciso di anteporre loro interessi e cominciare la campagna elettorale”.
Il Centrodestra e la strategia della Meloni
Si è appreso, infine, che, al termine della complessa seduta che ha portato al voto di fiducia in Senato, c’è stata una telefonata tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Ne hanno dato notizia fonti di Fratelli d’Italia e Forza Italia (che ha perso un pezzo: Maria Stella Gelmini ha annunciato di avere deciso di lasciare il partito).






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