Ciro Di Maio, conduttore televisivo e attore, è nuovamente sotto i riflettori giudiziari in un processo che coinvolge l’importazione di tre litri di una pericolosa droga nota come Gisella dalla Cina. Questa volta, il pagamento è avvenuto in Bitcoine la richiesta di giudizio immediato è stata avanzata dal sostituto procuratore di Milano Baj Macario, in seguito alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Malpensa.

Primo arresto e condanna

Ciro Di Maio, noto per il suo esordio televisivo alla fine degli anni ’90 come uno dei Carramba boys, ha già affrontato il nostro sistema giudiziario in precedenza. Un anno e mezzo fa, infatti, era stato arrestato e condannato in primo grado dal Tribunale di Milano a un anno e 4 mesi di reclusione, con l’attenuante generica, e a una multa di 3.800 euro. Questa condanna era il risultato di un’accusa di detenzione ai fini di spaccio, in relazione a una spedizione di Gbl proveniente dall’Olanda.

La nuova inchiesta: importazione di Gisella dalla Cina

Il secondo arresto di Ciro Di Maio, che ha visto l’ex conduttore Rai prima ai domiciliari e poi in libertà alla scadenza dei termini di custodia cautelare, è collegato a una spedizione arrivata alla Cargo City dell’aeroporto di Malpensa proveniente dalla Cina. Questa spedizione è stata intercettata dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Malpensa che hanno identificato la sostanza stupefacente.

Le indagini

Con l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria di Busto Arsizio, i finanzieri hanno eseguito una consegna controllata al fine di acquisire ulteriori prove per individuare i responsabili del traffico di droga. Hanno seguito la spedizione in incognito e a distanza fino alla consegna avvenuta a Milano. L’intervento successivo in flagranza ha permesso il sequestro della spedizione, contenente circa 3 litri di Gbl, e l’arresto dell’importatore, Ciro Di Maio.

Scoperte aggiuntive

Durante l’operazione, i finanzieri hanno perquisito l’abitazione dell’arrestato e hanno scoperto ulteriori sostanze stupefacenti, tra cui Gisella, Cocaina e Mefedrone. L’accusa sospetta che la Gisella importata in Italia venisse successivamente assunta o ceduta, anche attraverso servizi di corrieri a richiesta.

Pagamenti in Bitcoin e difesa di Di Maio

Le indagini iniziali hanno rivelato che Ciro Di Maio avrebbe acquistato lo stupefacente online e lo avrebbe pagato utilizzando la moneta virtuale Bitcoin. Le spedizioni sarebbero state camuffate con etichette che indicavano il contenuto come “silicone”. In occasione della convalida dell’arresto davanti al Giudice per le indagini preliminari (GIP), Di Maio ha scelto di non rispondere, rilasciando però spontanee dichiarazioni in cui afferma che la droga era per uso personale e che non l’aveva mai ceduta ad altri. Questa linea di difesa è stata coerente con quella sostenuta nel primo processo.