Roberto Burioni, virologo dell’Università Vita – Salute San Raffaele di Milano, spesso ospite di trasmissioni televisive, intervistato da QN, a proposito della riaperture delle scuole all’estero, come in Francia dall’11 maggio, ha affermato: «Noi abbiamo un’epidemia che non è sotto controllo».

Il ceppo italiano del nuovo coronavirus «non ha messo in evidenza mutazioni in grado di cambiare la contagiosità o la gravità della malattia», ha precisato l’esperto. E ancora: «Siamo i primi ad aver avuto l’epidemia, a parte la Cina che ha una situazione sociale molto diversa. Per questo dobbiamo porci noi il problema. Il Paese si è impegnato moltissimo, ma in molte aree non stiamo facendo abbastanza: non ci sono mascherine per i sanitari, non c’è l’isolamento». L’auspicio di Burioni: «Spero che se si riapre, lo si faccia con giudizio e sicurezza. Un altro lockdown vorrebbe dire che sono stati commessi errori, non deve accadere».

Per Burioni, poi, è «impossibile fare previsioni» su una seconda ondata di contagi perché «non conosciamo ancora bene questo virus, non sappiamo neanche se con la bella stagione si trasmetta meno».

Il virologo ha spiegato che prima della fase 2 occorrerà : «sapere che dimensione ha l’epidemia. I numeri che ci danno non sono reali. Serve uno studio su un campione indicativo della popolazione per non navigare nel buio. È indispensabile, poi, un tracciamento digitale dei casi di contagio». Poi ha espresso un timore: «Mi fa paura l’ipotesi di dover combattere contro il nemico senza armi. Non sono ottimista. Potrebbero verificarsi nuovi focolai e sarebbe un problema. Ho paura che le aziende non abbiano gli strumenti, per questo bisogna cominciare ora a prepararsi alla riapertura».

Infine, le aziende, secondo Burioni, devono seguire «5 regole fondamentali: misurazione della temperatura all’entrata, mascherine per tutti i lavoratori, gel igienizzanti e disinfettanti per superfici, distanziamento sociale evitando assembramenti in mense e spogliatoi, smart working» con quest’ultimo che «va favorito il più possibile».

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