Per la prima volta un garante regionale dei detenuti ha effettuato un colloquio riservato con un carcerato sottoposto al 41 bis. Finora, come prevede la legge, solo al garante nazionale era stata riconosciuta questa prerogativa.

Il caso, destinato a sollevare polemiche per il timore di un aggiramento dei vincoli del 41 bis, è accaduto nel carcere di Spoleto dove il garante dei detenuti di Lazio e Umbria, Stefano Anastasia, ha incontrato, fuori dai controlli consueti, il boss della camorra Umberto Onda. Il colloquio è avvenuto il 29 marzo scorso dopo una battaglia giudiziaria che ha visto contrapposti il garante da un lato e il Dap e gli uffici inquirenti di Perugia dall’altro. Sulla vicenda pende ora un ricorso davanti alla Corte di Cassazione.

Dopo l’adesione dell’Italia alla Convenzione Onu del 2002, che prevede che ogni Stato abbia una figura istituzionale che possa effettuare colloqui riservati con i detenuti, nel 2013 il nostro Paese ha istituito il garante nazionale a cui è stata riconosciuta questa prerogativa. Ai garanti regionali, come ad altre figure quali ad esempio i sacerdoti e i parlamentari, la legge riconosce solo il diritto di far visita, ciascuno per specifiche finalità, ai carcerati. Perciò l’istituto di pena di Spoleto aveva negato al Garante di Lazio e Umbria il permesso di incontro riservato con Onda. Contro la decisione, nell’interesse di Onda, era stato fatto ricorso al magistrato di sorveglianza di Spoleto che ha dato ragione al detenuto. Il Dap ha proposto appello al tribunale di sorveglianza di Perugia che ha confermato il provvedimento del giudice spoletino. La palla è passata ora alla Cassazione a cui si è rivolta la Procura Generale di Perugia. Nel frattempo, però, il colloquio riservato si è svolto. Un fatto che desta preoccupazione in molti ambienti giudiziari perché potrebbe aprire una maglia pericolosa nel regime di 41 bis nato proprio per evitare contatti e comunicazioni tra esponenti mafiosi.

“Esprimo forte preoccupazione per il vulnus che potrebbe aprirsi in ragione del numero indefinito di soggetti che, passando questa interpretazione, potrebbero avere colloqui riservati con i detenuti al 41 bis. Ipotesi che vanificherebbe uno degli scopi per cui il regime carcerario duro è stato introdotto: cioè impedire la comunicazione dei mafiosi detenuti con l’esterno”. Così Roberto Piscitello, direttore generale dei Detenuti e del Dipartimento del Dap, commenta l’incontro riservato che il Garante regionale dei detenuti di Lazio e Umbria ha avuto col boss camorrista Umberto Onda, detenuto al 41 bis a Spoleto. L’incontro, dapprima negato dal carcere, è stato autorizzato sia dal magistrato di sorveglianza di Spoleto che dal tribunale di sorveglianza di Perugia. Finora solo il Garante nazionale aveva potuto effettuare colloqui riservati coi boss al 41 bis