Il gasdotto Nord Stream è stato sottoposto a gravi sabotaggi. Lo ha confermato la Svezia in un comunicato stampa.

Funzionari svedesi, infatti, hanno riferito che le esplosioni dello scorso settembre che hanno distrutto alcune sezioni dei gasdotti che trasportavano il gas dalla Russia alla Germania, sotto il Mar Baltico, sono stati atti di sabotaggio. Come prova, ci sono tracce di esplosivi su diversi corpi estranei.

Il procuratore Mats Ljungqvist, che sta conducendo le indagini preliminari, ha affermato: “Le analisi condotte hanno rilevato tracce di esplosivo su diversi corpi estranei rinvenuti nei luoghi delle esplosioni”.

E ancora: “Durante l’indagine sul posto nel Mar Baltico, è stata condotta un’analisi approfondita ed è stata accuratamente documentata. Un’analisi avanzata e successiva potrà portare a conclusioni più sicure sull’incidente. La collaborazione tra le autorità svedesi e quelle di altri Paesi è eccellente. Per il proseguimento delle indagini preliminari e delle varie collaborazioni in corso è importante poter lavorare in tranquillità”.

L’indagine preliminare, comunque, è molto complessa ed estesa e non è ancora chiaro se qualcuno sarà accusato di un reato.

“L’entità delle esplosioni è stata misurata rispettivamente a 2,3 e 2,1 sulla scala Richter, probabilmente corrispondente a un carico esplosivo di diverse centinaia di chili”, si legge in un rapporto congiunto Danimarca – Svezia consegnato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La reazione del Cremlino

Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha affermato che “è molto importante stabilire chi ci sia dietro alle esplosioni”. “Il fatto stesso che siano iniziati ad arrivare dati a favore della conferma di un sabotaggio o di un atto terroristico, potete chiamarlo come volete, conferma ancora una volta le informazioni che la parte russa aveva e ha”, ha aggiunto.