Un gatto rinvenuto parzialmente bruciato e con un petardo in bocca. Il micio è stato trovato ormai morto nel paese di Tortora, in provincia di Cosenza. Le bruciatura si presentava particolarmente diffusa, soprattutto nel collo e sul dorso del povero animale
Subito sul web si è scatenata la rabbia delle persone. Quel gatto sembra proprio essere stato seviziato.
Per l’associazione AIDAA il micio sarebbe stato bruciato vivo, dilaniato dai petardi. La stessa associazione ha deciso di mettere una taglia di 10.000 euro sulla testa dell’autore o degli autori di questo scempio. Il compenso andrà a chiunque sarà in grado di fornire informazioni che porteranno all’individuazione del responsabile.
“Siamo davanti a un atto di crudeltà senza precedenti – afferma Antonella Brunetti propresidente di AIDAA e responsabile del settore gatti dell’associazione – Speriamo che le persone si ribellino e a furore di popolo individui consegnino alla giustizia i responsabili di questo atroce atto che non ha alcuna possibile giustificazione, i responsabili devono pagare fino in fondo”.
Intanto la polizia locale e le forze dell’ordine stanno lavorando all’acquisizione di possibili filmati di telecamere private che possono aver ripreso quanto accaduto o i responsabili di questo orribile atto prima o dopo che lo hanno compiuto.
Sul caso è intervenuto anche il Sindaco di Tortora, Pasquale Lamboglia, che si è dichiarato indignato per il gesto crudele avvenuto nel centro storico.
“Il barbaro episodio – afferma il Sindaco – ha profondamente turbato tutta la cittadinanza ma non può ledere il senso civico di un’intera comunità esposta, suo malgrado, alla gogna mediatica. L’amministrazione comunale è venuta a conoscenza dell’accaduto tramite i social ed ha sporto regolare denuncia. Oltre alle indagini dei Carabinieri, stanno lavorando sul caso anche gli agenti di polizia locale, intenti a raccogliere e verificare le segnalazioni sul posto. L’amministrazione si augura – ha sottolineato il Sindaco – che tali informazioni arrivino al più presto ed aiutino ad individuare i responsabili di un gesto così efferato. Atti del genere non appartengono alla cultura della nostra comunità, profondamente offesa da tale gesto”.
Purtroppo la legge punisce in maniera molto blanda questi comportamenti; anche nel caso di flagranza non si può procedere all’arresto. A condanna definitivia, non è possibile (al di là delle previsioni di reclusione, sia nel caso di maltrattamento che di morte di animali) stabilire una minima limitazione della libertà personale. Le pene reclusive stabilite dalla legge 189/04, infatti, sono ben al di sotto della soglia minima prevista per tali restrizioni. I casi più gravi finora conclusi con la condanna in Italia, riportano una multa prossima ai 10.000 euro. La multa è la sanzione pecuniaria dei reati delitti.
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