George Floyd, il 46enne afroamericano bloccato violentemente a terra dalla polizia di Minneapolis, portandolo a gridare «non riesco a respirare» e successivamente morto in ospedale, sta provocando enormi proteste negli Stati Uniti d’America.

Adesso sta girando sui social media il video integrale dell’arresto che dimostra che Floyd non ha opposto alcuna resistenza ai poliziotti ma è stato sempre collaborativo. La scena è stata ripresa non solo dalle telecamere di videosorveglianza presenti sulla strada ma anche da alcuni passanti.

Il filmato, però, mostra anche il cinismo dell’agente Derek Chauvin, inginocchiato sul suo collo con una mano in tasca e incurante delle richieste d’aiuto dell’uomo che stava arrestando. Chauvin è stato licenziato, così come i suoi tre colleghi presenti che non hanno compiuto alcuna azione per evitare quella tortura.

Si è appreso, tra l’altro, che Chauvin, nei suoi 19 anni di carriera, ha collezionato molte denunce per uso eccessivo della forza e una causa relativa a un’accusa di violazione dei diritti costituzionali federali di un prigioniero. Nel 2006, inoltre, il suo nome compariva tra quelli dei poliziotti che, dopo essere entrati in una casa di Minneapolis, hanno aperto il fuoco contro un uomo, nonostante avesse tentato la fuga a bordo del suo camion e non rappresentava più una minaccia.

Tuttavia, nonostante ciò, Chauvin è rimasto in servizio e due anni dopo, dopo essere entrato in casa di Ira Latrell Toles, una 21enne, ha ingaggiato con lei una collutazione al termine della quale le ha sparato due colpi all’addome.

E non finisce qui perché, nel 2011, Chauvin è finito in congedo temporaneo dopo che ha partecipato a un’altra sparatoria. Tuttavia, ognuno di questi casi non ha portato a nessun provvedimento disciplinare definitivo.

Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, in una nota ricorda che la vicenda di Floyw potrebbe riportare sotto i riflettori il movimento Black Lives Matter, nato nel 2013 dopo l’omicidio di Trayvon Martin. Il movimento è stato al centro del dibattito politico durante la presidenza Obama, soprattutto dopo i disordini di Ferguson del 2014. Ma negli ultimi anni, sotto la presidenza di Donald Trump, i suoi attivisti hanno trovato sempre meno spazio, anche se il razzismo contro i neri non è stato superato e gli omicidi della polizia sono ancora frequenti.

Black Lives Matter svolge ancora un ruolo importante dove ce n’è più bisogno, cioè a livello locale, dove ha cercato di trasformare le proteste in campagne politiche per migliorare la condizione di vita dei neri.

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