Alla vigilia della conferenza internazionale di Berlino, organizzata per rilanciare il processo di pace in Libia, il premier libico Fayez al-Sarraj ha chiesto il dispiego di «una forza internazionale di protezione» se il generale Khalifa Haftar non dovesse optare per la cessazione delle ostilità.

«Se Haftar non mette fine alla sua offensiva – ha detto al-Serraj, intervistato dal quotidiano tedesco Die Welt – la comunità internazionale deve intervenire con una forza internazionale di protezione della popolazione civile libica» e la missione deve essere «sotto gli auspici dell’Onu».

Sempre a proposito di Libia, in un intervento per il sito web Politico, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan teme che, se dovesse cadere il governo di Tripoli, riprenderà il terrorismo di matrice islamista: «L’Europa dovrà fronteggiare una nuova serie di problemi e minacce se cade il governo legittimo libico. Le organizzazioni terroristiche come l’Isis e al-Qaeda, che hanno subito una sconfitta militare in Siria e in Iraq, troveranno terreno fertile per riprendere piede».

Fayez al-Sarraj e il generale Haftar.

Erdogan ha anche affermato che se l’Unione europea non dovesse riuscire a sostenere adeguatamente il Governo di unità nazionale di Fayez al-Sarraj realizzerebbe «un tradimento dei suoi valori fondamentali, in primis democrazia e diritti umani. Lasciare la Libia in balia di un ‘signore della guerra’ sarebbe un errore di portata storica».

Infine, in un’intervista rilasciata al Messaggero, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha affermato: «L’Italia ha piena fiducia nel ruolo positivo che l’Europa può giocare. È chiaro che come Italia siamo chiamati a giocare un ruolo centrale per la stabilizzazione della Libia, ma è necessario poter contare sul sostegno dei nostri partner». E ancora: «Apprezziamo il riscontro positivo che la nostra azione di stimolo ha ricevuto in queste ultime settimane dai nostri partner europei anche in vista di una possibile missione Ue di sostegno al monitoraggio del cessate il fuoco a Tripoli». Poi, a proposito della conferneza di Berlino, «non è il punto di arrivo, ma solo un passo, giusto e necessario, lungo un percorso complesso e che richiederà ancora tempo. Molto resta ancora da fare».

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