Le truppe russe, che si sono ritirate dall’area di Chernobyl, caduta in mani russe nei primi giorni dell’invasione alla fine di febbraio, sarebbero state portate d’urgenza in Bielorussia, in una struttura medica speciale, perché affetti da una “malattia acuta da radizioni”. Lo riporta il quotidiano britannico Metro.

L’intelligence statunitense ha confermato che le forze militari di Vladimir Putin hanno cominciato a ritirarsi dalla zona attorno alla centrale nucleare dismessa dopo l’impegno del Cremlino di ridurre gli attacchi (per concentrarsi nel Donbass).

Tuttavia, un dipendente dell’agenzia statale ucraina che sovrintende alla zona di esclusione, di nome Yaroslav Yemelianenko, su Facebook ha affermato che i soldati russi “irradiati” sono stati trasportati in una clinica a Gomel per essere curati. Yemelianenko ha ricordato che “ci sono regole per affrontare quell’area. Sono obbligatorie perché la radiazione è fisica. Con una minima intelligenza al comando, si potevano evitare queste conseguenze”. La notizia è stata riportata anche da media bielorussi, citati da Ukrainian Pravda.

Secondo i tecnici ucraini, inoltre, si è trattato di una “missione suicida” per i militari russi. La “foresta rossa” – chiamata così perché le cime degli alberi sono diventate rosse a causa delle radiazioni in seguito all’incidente del 1986 – è stata dichiarata non sicura per 24mila anni circa. Ci sono, infatti, ancora molti punti radioattivi.

Infine, il 26 marzo scorso il ministero dell’Ambiente ucraino ha annunciato che nella zona di esclusione vicino alla centrale nucleare di Chernobyl erano stati individuati 31 incendi per una superficie totale di 10.111 ettari e la contaminazione radioattiva era in aumento.

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