Due candide grandi ali miseramente gettate in terra. E’ l’ultimo atto della vita di un cigno, finita a colpi di fucile nella sponda trentina del fiume Chiese.
Gli spari, stante la segnalazione pervenuta alla Polizia Provinciale di Brescia da parte dei Guardacaccia dell’Associazione Cacciatori Trentini, provenivano proprio dalla sponda Bresciana.
Una località ricadente nei pressi del Comune di Bagolino dove il fiume Chiese fa da confine tra le due provincie. I colpi sarebbero stati esplosi nelle ore serali. A quanto sembra gli uccelli ai quali erano diretti sarebbero stati degli anatidi.
Un fatto comunque vietato visto che la caccia, interdetta nelle ore di buio, è vietata in questo periodo. I Cigni, inoltre, sono animali protetti sia dalla legge nazionale che dalla Direttiva comunitaria. Purtroppo i reati venatori previsti dal nostro Ordinamento giuridico sono molto deboli per potere costituire un vero deterrente all’attività dei bracconieri. Trattasi appena di reati di contravvenzione, in genere oblabili e comunque ricadenti, come tutti i reati di contravvenzione, nella sfera dell’impunibilità voluta dal precedente Governo nazionale.
Un nuovo caso di bracconaggio, dunque, come tanti se ne registrano. Un fatto noto alle Autorità Europee che hanno aperto nei confronti del nostro paese una fascicolo Eu-Pilot, propedeutico alla procedura d’infrazione proprio per la mancata repressione del bracconaggio.
I cigni sono animali non confondibili con nessuna specie cacciabile. Difficile pensare che lo sparo non sia stato intenzionale.
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