Un proverbio cinese dice che mangiare sia uno dei quattro scopi della vita.
Un proverbio italiano dice che i primi tre scopi della vita, del proverbio cinese, ce li siamo mangiati.
Perché, diciamoci la verità! Ciò che unisce noi italiani è il CIBO.
Le storie d’amore nascono con: “Ti porto a cena fuori”, e finiscono con: “Ti porto dal dietologo!”.
Cominciano davanti a una carbonara e finiscono fissando un brodino.
La tomba dell’amore non è il matrimonio (che comincia con sfarzosi banchetti) è l’inizio della dieta della moglie.
Gli uomini sono talmente comprensivi che passano sopra anche al fatto che la moglie non gliela dia più, ma la pasta, quella, la moglie gliela deve dare.
Si tratta però di un problema tutto italiano.
Gli americani, ad esempio, si danno appuntamento per un caffè (che fa, tra le altre cose, cagare). Noi al caffè ci arriviamo quando ci stiamo già sul cazzo.
Gli inglesi, sorseggiano thè che, invece, noi beviamo quando siamo costretti, dopo un’intera giornata trascorsa sul wc a espellere, a occhio e croce, il caffè americano.
E i cinesi? Ma voi avete mai visto un cinese grasso? È tutto al vapoLe.
Questi non cagano, evaporano.
Stesso discorso vale per i giapponesi.
La loro cucina è tutta un riso amaro. “Buono il sushi” ma dopo dieci minuti evapora insieme ai cinesi. Così ti ritrovi a cercare il primo ristorante aperto, di quelli che trasudano grasso sin dall’insegna, con la stessa disperazione di un grillino che cerca affannosamente un accordo col PD. E una volta trovato, dopo aver invocato tutti i santi, ma non il cuore Immacolato di Maria, ti fai andar bene anche la solita minestra.
Ma ritorniamo in Italia e soprattutto al sud Italia.
Da buona siciliana, vi dico che ciò che ha sempre unito la mia famiglia, sono stati i pranzi della domenica, dalla nonna.
Di quelli che mentre fai colazione e vorresti solamente sentire l’odore del cappuccino, ti guardi a destra e a sinistra per capire se accanto a te ci sono un kebabbaro o uno stigghialoru (e credetemi! Non è una piacevole sensazione) e invece è tua nonna che prepara: polpette, pasta al forno e frigge ciò che gli capita a tiro (chissà che fine ha fatto mio nonno), nel raggio di poche centinaia di migliaia di chilometri da casa tua.
Questi pranzi avevano inizio dopo che io e le mie cugine tornavamo dal catechismo.
(Lasciatemi fare una breve parentesi. Il catechismo la domenica mattina, dopo un’intera settimana trascorsa sui banchi di scuola e soprattutto dopo che anche Dio aveva scelto di riposarsi la domenica era, non solo una contraddizione in termini ma una messa alla prova circa la conoscenza dei nomi di tutti i santi).
Dovevi mangiare tutto ma proprio tutto.
Le portate si alternavano una dietro l’altra, come capigruppo di partito da Mattarella. Anche la tua faccia era come quella di Mattarella: da pesce lesso (l’unica cosa che mia nonna non è riuscita a friggere) attonito.
Il galateo e gli orientali (che abbiamo capito che non mangiano per non cagare) prevedono che ci si alzi da tavola con un leggero languorino.
Il galateo della nonna prevede che se ci si alza da tavola senza essere pieni come il culo del tacchino, non si rientra nell’asse ereditario.
A fine pranzo, durato quanto tutte le stagioni di Games of Thrones (e ci siamo capiti su quale sia il “thrones” dopo questo pranzo), uscivi da casa che sembravi un povero merluzzo scappato da un fritto di paranza.
E così la domenica finiva con te svaccata sul divano e il tuo apparato digerente che continuava a lavorare senza sosta come un cinese (oh, stanno sempre in mezzo), intimandoti di ricorrere ai sindacati.
Al sud, quindi, se vuoi dimagrire, devi fare la dieta dissociata: ti devi dissociare dalla nonna!
Qualsiasi problema tu abbia, qualsiasi malessere tu avverta…DEVI MANGIARE!
Stai male? È debolezza, mangia!
Stai male per intossicazione alimentare? Mangia perché hai vomitato e sei debole.
Sei a Dieta? Mangia che ti passa!
Sei Dio? Dopo tutto quello che hai creato, sei sciupato, mangia!
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