Dal 30 agosto al 30 ottobre nell’ambito della 58^ edizione della Biennale di Venezia, al Padiglione San Marino sarà in esposizione l’ installazione ambientale di 50 metri quadri dell’opera “Uno, Nessuno, Centomila”di Franco Politano, curatore Vincenzo Sanfo.

Per un artista essere chiamato ad esporre le proprie opere ad una delle più importanti esposizioni di arte contemporanea del mondo è privilegio che consacra nell’Empireo dei massimi protagonisti del proprio tempo.

Allo scultore catanese Franco Politano capita addirittura per la seconda volta, essendo già stato protagonista della 54° edizione nel 2011 quando il Curatore del prestigioso Padiglione Italia, Vittorio Sgarbi, come sempre provocatorio e con lo scopo di superare l’autoreferenzialità dei circuiti artistici, chiese ad alcuni esponenti della Cultura italiana di proprogli gli artisti da invitare.

Furono coinvolti tra gli altri Massimo Cacciari, Alberto Arbasino, Tahar Ben Jelloun, Bernard-Henri Levy, Umberto Eco, Furio Colombo, Guido Ceronetti, Aldo Busi, Roberto Capucci, Emanuele Severino, Roberto Calasso, Roberto Saviano, Giorgio Pressburger, Giorgio Reale, Raffaele La Capria, Paolo Mieli, Galli Della Loggia, Claudio Magris, Arturo Schwarz, Stefano Zecchi, Sebastiano Vassalli, Mogol, Giorgio Forattini, Elio Fiorucci, Luciana Littizetto, Andrea De Carlo.

Tra questi l’indimenticato Lucio Dalla che scelse proprio Franco Politano con una motivazione che ne sintetizza perfettamente l’impegno di “artista oggettuale”: “Le opere dello scultore catanese Franco Politano coinvolgono lo spettatore con la loro forte personalità, a tal punto che sembra quasi vogliano farsi “vivere” più che farsi semplicemente osservare. Raccontano l’uomo con sorprendente e ironica tragicità e con drammatica e precisa eccentricità. Il fuoco dell’Etna e la sua energia, la fonte da cui attinge, mescola insieme superstizione e religione, paganesimo e credenze popolari, miti arcaici e visioni postmoderne, attraverso l’esclusivo utilizzo di materiale di recupero che smette dì essere quello che era e si trasforma, si rigenera, rinasce tra le mani dell’artista, nei suoi occhi e dentro le sua anima. In un continuo gioco di rimandi mai fine a se stesso, Politano si diverte a scomporre riassemblando gli oggetti e i loro nomi, dimenticandosene e reinventando per loro nuove surreali finalità di forma, senso, segno e contenuto. Il suo interessante processo creativo è quindi un vitale e curioso ribattezzare, rinnovare, riscrivere ma soprattutto svecchiare, smitizzare e, perché no, anche divertire, ma sempre con ispirato acume e non comune leggerezza”.

L’opera presentata in quell’occasione, “L’Esercito delle Anime”, ottenne grande successo per l’emotività suscitata dall’installazione.

Classe 1952, Politano, dopo essersi formato al Liceo Artistico di Catania completando gli studi presso la prestigiosa Accademia di Brera, compie un percorso che lo porta al confronto con le più importanti avanguardie artistiche europee degli anni 70/80, diventandone uno dei più originali e longevi esponenti, dedicandosi poi all’insegnamento come docente di ruolo presso l’Accademia di Belle Arti di Catania dove ha formato generazioni di artisti appassionandoli alla trasformazione dei più svariati materiali, senza mai rinunciare alla sua personale sperimentazione, trasformandoli in opere concettuali poi offerte sempre con grande successo in molteplici mostre personali, collettive e pubblicazioni.

Le sue opere sono esposte in numerose collezioni, impreziosendo anche spazi pubblici in Italia e all’estero, come l’installazione in ferro e acciaio “Mondo impossibile altalena” presso l’Aeroporto Falcone Borsellino a Palermo o quelle in travertino “Crescita” e “L’Attesa” esposte a Lugano.

A proposito del lavoro di Politano, scrive il grande critico Francesco Gallo Mazzeo: “La ricerca di materiali dismessi, ha un profondo significato ideologico, in quanto rappresenta i valori culturali primordiali, che arrivano a noi, in forma di relitti, che hanno perduto la loro funzione, travolti dallo svolgersi della scienza e della tecnica, ma rappresentano “qualcosa” nel nostro immaginario, sia perché rinnovano la memoria, sia perchè appaiono come oggetti celibi, che attendono d’essere coniugati, con una qualche utilità reale o virtuale, acquistando, così, una seconda vita e forse una promessa d’immortalità.”

La sua partecipazione alla 58° Biennale di Venezia, realizzata in collaborazione con la gallerista catanese Daniela Arionte, docente di Allestimenti spazi espositivi all’Accademia di Belle Arti di Catania, è presentata da uno tra i più importanti curatori italiani, Vincenzo Sanfo:

“Ospitare nel Padiglione di San Marino, alla Biennale di Venezia, nell’ambito dei progetti speciali di Friendship Project i lavori di Franco Politano è una occasione che assume una grande importanza – sottolinea -. Il suo è un percorso che lo ha portato ad esporre in luoghi importanti e a costruire, cosa non facile, un suo preciso alfabeto stilistico. Personalità spigolosa quella di Politano, scevra da quei compiacimenti che sono oggi così tanto in uso tra gli artisti della nuova generazione ormai sempre più votati alla ricerca del consenso, anche se spesso effimero, piuttosto che a quello della faticata ricerca attraverso un lavoro metodico, silenzioso, a volte anche oscuro ma pieno di sentimenti e profondità di pensiero e destinato, pertanto, a durare nel tempo.
Oltre che un occasione, è quindi anche un dovere di chi, come me, si occupa delle cose dell’arte. È infatti un preciso dovere far conoscere e divulgare, il più ampiamente possibile, il lavoro di artisti come Franco Politano. Artisti di cui questo nostro tempo così volgarmente distratto e votato al consumismo, anche in arte, ha estremamente bisogno. Un bisogno quasi vitale – continua -. Artista non certo facile, ma proprio per questo da seguire, vedere, gustare, in quanto artista che ha, come pochi, il grande merito di mettere in moto il cervello di chi guarda. Cosa essenziale per un’opera d’arte alla quale non si chiede, oggi più che mai, di essere bella, rassicurante ma bensì di comunicare sensazioni, di stimolare, di porre interrogativi, questo è il grande compito dell’arte contemporanea ed è il compito, invero, che si è dato Politano. In questa mostra veneziana egli espone le sue carcasse di pneumatici che, sospese, evocano il “Bue Squartato” di Rembrand.
Affine ai modi dell’arte povera, di cui sono evidenti alcuni riferimenti, egli se ne discosta per la profondità di pensiero insita nel suo lavoro che tralascia alcuni aspetti, compiaciuti, spesso presenti nelle opere dei grandi santificatori universalmente riconosciuti di quel movimento.
Egli mantiene il suo aspetto barbaro, duro, spurio da compiacimenti formali e stilistici per privilegiare quel dialogo con la materia e con i materiali che sono il suo segno stilistico.
Politano dialoga con gli elementi che il caso, e spesso l’incuria del tempo e delle genti, ha reso a prima vista inutilizzabili. Scarti di un mondo e di una umanità ormai persa nella sua follia e che nelle mani di Politano, o meglio nella sua mente, ritornano a vivere nobilitati da un gesto che diviene arte. Prolegomeni di un modo di vivere il linguaggio artistico molto personale in una visione dell’arte, quella di Politano, che viene da lontano densa com’è di echi antichi, di rimandi che evocano sciamaniche cerimonie in cui chi guarda non rimane semplice spettatore ma diviene inconsciamente officiante, parte integrante di un’opera fatta di sensazioni visive, tattili e olfattive.
Nel lavoro di Politano vi è un eco barbaro, a volte brutale, che ricorda la desolante poetica di Blad Runner in cui,nel caotico dilagare senza meta del protagonista, si intravede la fioca luce di una speranza. Le opere di Politano hanno, nella loro povertà materica, lo stesso barlume di speranza, di rinascita, di rinnovata vitalità in grado di dare a chi guarda l’eco di un mondo lontano ma inevitabilmente proteso verso un futuro. Un futuro che vede, a mio avviso Franco Politano tra i grandi protagonisti dell’arte del nostro tempo” conclude.

Opening mostra alla presenza dell’artista il 30 agosto alle 16 Padiglione San Marino, in esposizione sino al 30 ottobre 2019 tutti i giorni escluso lunedì dalle 10 alle 18, Padiglione San Marino – 58° Biennale di Venezia.