Una storia che risale allo scorso Governo e che arriva il prossimo 24 gennaio  all’esame della Conferenza Stato Regioni.

Si tratta dell’ultima versione del Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia proposto dal ministero dell’Ambiente che prevede la possibilità da parte delle Regioni di applicare la deroga alla tutela della specie. In pratica risulterebbero attuabili abbattimenti legali. Una possibilità sulla quale si registra la ferma opposizione del WWF che considera non solo inutile ma dannosa tale “soluzioni”. Questo perchè non solo non solo non sarebbero risolte eventuali problematiche, ma si potrebbe perfino peggiorare il problema dei danni alla zootecnia con il rischio di legittimare il diffuso bracconaggio sulla specie.

Secondo il WWF la bibliografia scientifica dimostra come gli abbattimenti legali non servano né a ridurre i danni né a ridurre i conflitti, come si evince anche dal DECALOGO ‘antibufale’ prodotto dal WWF con l’aiuto degli esperti del proprio Comitato Scientifico (vedi in calce).

Dunque l’appello del WWF ai Presidenti delle Regioni e agli Assessori all’Ambiente perché, per convenienza politica, non sia avallata una decisione che riporterebbe indietro il Paese di 40 anni sulla tutela del lupo in Italia.

Il WWF ricorda che si stima in oltre 300 i lupi vittime ogni anno in Italia di atti illegali (dovuti a fucili, lacci e veleno) o di investimenti stradali, ai quali si aggiungeranno un numero indefinito di animali abbattuti legalmente con l’attuazione del Piano che nel testo approvazione in Conferenza Stato-Regioni non prevede più il limite del 5% degli abbattimenti l’anno, rispetto alla popolazione massima stimata (70 lupi rispetto ad una popolazione complessiva di 1600 lupi, indicata dallo stesso Piano). Saranno infatti le Regioni ad avere la facoltà di decidere il numero degli abbattimenti consentiti, in deroga alle norme comunitarie e nazionali, nel proprio territorio.

Nel nostro paese vige la piena tutela del lupo dal 1971, grazie proprio alla grande campagna avviata dallo stesso WWF con l’Operazione denominata “S.Francesco e il lupo”. Se la Conferenza Stato-Regioni approverà il Piano senza le modifiche richieste dai 190mila cittadini, che hanno risposto alla petizione del WWF chiedendo di non autorizzare l’abbattimento dei lupi, l’associazione vigilerà con la massima attenzione sull’attuazione del Piano intervenendo anche con azioni legali per garantire il rigoroso rispetto delle norme comunitarie e nazionali.

Per il WWF l’ipotesi di introdurre gli abbattimenti legali, sostenuta in particolare da alcune Regioni (Abruzzo,Toscana,Veneto, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta), è un’autentica operazione di “distrazione di massa”: , rispondendo alle istanze delle parti più retrograde degli operatori del settore, indica una soluzione che non solo è estremamente pericolosa per una specie che viene già colpita duramente ogni anno da bracconaggio e uccisioni accidentali, ma è del tutto inefficace e improduttiva per gli allevatori e per i pastori.

Al contrario gli studi dimostrano che le tecniche di prevenzione dei danni (recinzioni elettrificate e cani da guardia) si sono dimostrate la soluzione più efficace per garantire la convivenza della zootecnia con la presenza del lupo.

Per questo il WWF ribadisce che l’abbattimento legale dei lupi non risolve il conflitto con la zootecnia ma rischi di amplificarlo, come dimostra quello che sta succedendo nei Paesi europei che da anni hanno adottato la soluzione degli abbattimenti (Francia, Slovenia e Svezia, Svizzera). La zootecnia italiana soffre di problemi strutturali e di competitività nel mercato europeo, pur essendo uno dei comparti dell’agricoltura più sovvenzionati con i fondi della politica agricola comunitaria, che non saranno certamente risolti con le misure previste in questo Piano.

LUPO – DECALOGO WWF ‘ANTIBUFALE’

10 BUONI MOTIVI PER DIRE NO AGLI ABBATTIMENTI DEL LUPO

Le obiezioni tecnico-scientifiche del WWF al nuovo Piano di gestione del lupo

C’è sicuramente bisogno di un nuovo piano per la conservazione e la gestione del Lupo ma la definizione dei criteri per la concessione delle deroghe sugli abbattimenti è una forzatura che ci porta lontano rispetto a quanto prevede la direttiva Habitat europea . Questa scelta è destinata ad acuire il conflitto tra allevatori e altre realtà produttive locali con il lupo e ampie fasce della società civile.
Ecco i 10 motivi principali per dire NO.

1) CARENZE DI CONOSCENZE
Il Piano distingue in modo arbitrario una sottopopolazione appenninica e una alpina quando una è frutto dell’altra; al momento non ci sono conoscenze sufficienti sul numero di esemplari e la loro reale distribuzione che possano ‘sdoganare’ la deroga alle normative di tutela del lupo autorizzando gli abbattimenti. Non c’è neppure la prova di uno stato di conservazione favorevole della specie che giustifichi una scelta così drastica.

2) MANCANO DATI SU LUPO APPENNINICO
Si vuole applicare l’abbattimento sulla popolazione appenninica giustificando la scelta con la ‘condizione favorevole’ di questa sottopopolazione; la valutazione deriva però da un insieme di conoscenze non comparabili con quelle alpine e frutto di un modello predittivo e non da censimenti standardizzati e pluriennali. Non esistono nemmeno dati attendibili sull’effettiva incidenza del bracconaggio.

3) LA SPECIE ANCORA VULNERARIBILE SULLE ALPI La sottopopolazione alpina è, al contrario, conosciuta in modo abbastanza approfondito e sappiamo che essa non si trova in un favorevole stato di conservazione. In particolare sulle Alpi centro-orientali la specie è tuttora ragionevolmente da considerarsi vulnerabile e con dinamiche di colonizzazione tutt’ora in atto.

4) PIANI DI PREVENZIONE: CHI L’HA VISTI? Adeguati piani di prevenzione dei danni da predatori non sono stati finora né predisposti nè implementati in molte Regioni. Risultati ottimi invece laddove interventi di riduzione dei conflitti e protezione del bestiame sono realmente stati messi in opera.

5) DANNI DA LUPO? I danni dovuti ai grandi carnivori costituiscono certamente un problema serio per gli allevatori, ma non sono tra i principali problemi della zootecnia italiana, come ammesso dagli stessi addetti ai lavori.

6) ITALIANI DALLA PARTE DEL LUPO Sondaggi e raccolte firme mostrano come la stragrande maggioranza dei cittadini italiani sia nettamente contraria agli abbattimenti legali.
7) IL PARADOSSO DEGLI ABBATTIMENTI Uccidere esemplari di lupo sperando di contenere i danni agli allevamenti è una chimera: una ricca bibliografia scientifica internazionale mostra che questa pratica produce in molti casi un effetto contrario e sicuramente indesiderato per chi svolge attività di pastorizia. Molti studi dimostrano che il numero dei danni è aumentato, per motivazioni legate all’etologia della specie. Sta accadendo ad esempio in Francia dove 5 anni fa si era deciso di applicare queste deroghe, e si sta dimostrando inefficace, oppure in Slovenia, paese che vede le quote di abbattimento in costante diminuzione ogni anno a favore di strategie di prevenzione non letali .

8) OBIETTIVO: TENIAMOLI INSIEME Gli esperti dicono che i branchi di lupi stabili e strutturati tendono a nutrirsi prevalentemente di Ungulati selvatici (soprattutto cinghiale e capriolo), mentre gli individui singoli tendono a preferire gli animali domestici. Ogni attività di selezione e abbattimento tende invece a destrutturare i branchi con il risultato contrario a quello sperato: i lupi si disperdono sul territorio e aumentano così la pressione sugli animali domestici.

9) ESPERIENZA FALLIMENTARE Anche la bibliografia legata alle scienze sociali mostra come la concessione di abbattimenti non abbia portato alla diminuzione del conflitto, anzi, in diversi casi ha portato all’acuirsi delle proteste e degli scontri sociali.

10) UNA FORZATURA EVIDENTE La parte del Piano che ipotizza gli abbattimenti è frutto di un’interpretazione delle attuali conoscenze, delle esperienze e della legislazione vigente che fa prevalere le pressioni delle componenti più retrograde di alcune categorie sul volere dei più, sulle evidenze scientifiche e sui principi di tutela nazionali e comunitari che non garantisce alcuna difesa efficace nemmeno per allevatori e pastori.

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