“Per motivi familiari smetto da oggi lo sciopero del vitto, mentre continuo quello della terapia. Lo faccio per sottolineare ancora il mio caso particolare, ma anche per evidenziare quello generale della ‘sorveglianza’ nelle
carceri che non e’ in grado di soddisfare quel livello di sanità e umanità necessario per chi è affetto da gravi e pericolose patologie”.
Lo scrive Marcello Dell’Utri, dal carcere romano di Rebibbia, in una lettera a Nicola Porro in occasione dello Speciale “Matrix: Il caso Dell’Utri”, in onda questa sera su Canale 5.
“Conosco casi di detenuti in condizioni peggiori delle mie e senza voce alcuna per farsi sentire”, continua l’ex senatore. E aggiunge: “Sono in balia di una magistratura cosiddetta di ‘sorveglianza’ che spesso nulla sorveglia e giudica con la vista corta d’una spanna. Sono mesi che ho chiesto di parlare col ‘magistrato di sorveglianza’ ma non ho mai avuto risposta. Ci tengo poi a ribadire che per me non chiedo alcuna grazia e invito anche a non prendere iniziative in tal senso”.
“Ringrazio però quanti si sono mobilitati in mio favore – conclude Dell’Utri – sperando che qualcosa possa cambiare e mutare l’indifferenza in effettiva azione per migliorare le condizioni di una pena che spesso è una condanna alla dissoluzione della persona”.
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