Figura anche la palermitana Maricetta Tirrito, paladina dell’antimafia, tra gli indagati di una struttura di assistenza per anziani ad Anzio, nel Lazio. La donna, 49 anni, destinataria di misura cautelare con altri 4 soggetti perché, secondo l’accusa, avrebbe provocato la morte di due anziani e varie altre illegalità collegate alla gestione della struttura stessa. Le accuse a vario titolo sono di omicidio con dolo eventuale, circonvenzione di incapace, esercizio abusivo della professione medica e falso ideologico e materiale. Tutte accuse “aggravate dall’aver commesso i fatti per conseguirne un profitto”.

Il “capo”

L’operazione della polizia è scattata all’alba, su delega della Procura di Velletri. Oltre alle misure cautelari disposto dal Gip, su richiesta della stessa Procura, il sequestro preventivo di circa 385 mila euro a carico della principale indagata, per l’appunto la Tirrito. La donna è molto impegnata, tramite un’associazione, nella lotta alla mafia. A tal punto da aver anche denunciato pubblicamente di recente un possibile attentato contro un sacerdote da parte di organizzazioni criminali. E’ stata anche in prima linea nella difesa dei diritti delle donne. Secondo l’accusa proprio lei si sarebbe palesata quale promotrice ed organizzatrice di un collaudato sistema di appropriazione di patrimoni di soggetti anziani affetti da gravi patologie psico-fisiche.

Gli altri 4 indagati

Le attività investigative avrebbero permesso di raccogliere anche gravi indizi di colpevolezza nei confronti di altri quattro soggetti, tra cui un medico. Avrebbero collaborato con l’indagata affinché le vittime effettuassero atti di disposizione patrimoniale a vantaggio della Tirrito. Secondo gli inquirenti venivano indotti a sottoscrivere carte prepagate, di fatto gestite dalla 49enne, in cui far confluire le somme delle pensioni delle vittime. In un caso è stato anche accertato che, grazie alla complicità dell’esercente la professione medica, sia stata falsamente certificata una capacità d’intendere di un 85enne. Manovra per consentire che la vittima sottoscrivesse una procura speciale a vantaggio della principale indagata per un immobile di pregio ubicato ad Anzio.

La denuncia dei parenti degli anziani

Le indagini avviate dal commissariato di Anzio in seguito alla segnalazione ricevuta da alcuni conoscenti di una delle vittime. L’uomo, hanno sostenuto, era vittima di condotte di circonvenzione messe in atto nell’ambito di una struttura apparentemente destinata al co-housing. Si tratta di un modello di assistenza in grado di differenziare l’offerta in base alle esigenze degli ospiti. Sulla carta ne avrebbe dovuto sostenere l’invecchiamento attivo e la conservazione dell’autonomia. In realtà è stato accertato si  trattasse di una residenza sanitaria assistenziale per anziani priva di autorizzazione nella zona di Ardea.

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