C’è un urlo che nessuno ha il coraggio di ascoltare, è la voce dei migranti africani bloccati in Libia.  Se ne contano più di settecentomila, sono bloccati da anni in Libia, senza poter andare avanti, senza poter tornare indietro. E sullo sfondo, il pactum sceleris tra i governi europei e le milizie libiche: schiavi in cambio di petrolio. Da quattro anni Michelangelo Severgnini racconta questa storia orribile, una storia dai contorni sconvolgenti, con l’Europa che sostiene e finanzia i governi illegittimi che si formano in Libia, in cambio di oro nero che arriva sottobanco.

Severgnini ha ascoltato “L’Urlo” di quelle donne e quegli uomini trasformati in merce di scambio. E ne ha tratto un film e un libro. Regista cinematografico e scrittore, Severgnini presenta “L’Urlo” – sia il film, sia il libro -il prossimo 15 ottobre ai Cantieri Culturali della Zisa (ore 19,30 – ingresso libero). L’evento fa parte del Festival delle Letterature Migranti.

“L’Urlo  è il risultato di un ricerca di 4 anni in stretto contatto con le fonti dirette sul terreno in Libia – spiega Severgnini – centinaia e centinaia di persone con cui sono entrato in contatto grazie a un metodo basato sulla geolocalizzazione”. “Parlare di Libia oggi in Italia è come parlare di corda in casa dell’impiccato – continua l’autore – è  un trauma rimosso, paraggi d’Italia dimenticati nel tempo, caos delle milizie, senso di colpa, commiserazione dei naufraghi, ipnosi collettiva”.

Come nasce “L’urlo”

“A livello metodologico mi sono concentrato sopratutto su quello che in Libia è successo dal 2011 in avanti, tanto è vero che penso che ci sia una distorsione ottica in Italia, perché siamo convinti che tutto ciò che sappiamo sulla Libia, tutto ciò che occorra dire ancora sono gli episodi del 2011, come se da lì in poi non fosse successo nulla”. Per Severgnini, la Libia è “Un paese che ha cercato di andare avanti, di ricostruirsi, di rinascere e questo non è stato possibile per via di tutta una serie di dispositivi militari e politici che mirano a sopprimere la sovranità del popolo libico, a vantaggio di quello che era poi l’obiettivo finale di questa guerra, cioè il saccheggio delle risorse e del petrolio libico.”

“I migranti vogliono tornare a casa, la verità che nessuno vuole ammettere”

Il punto fondamentale, secondo Severgnini. è che c’è un blocco di 700,000 persone, arrivate in Libia anni fa e rimaste bloccate lì, senza possibilità di andare avanti, senza possibilità di tornare indietro. “Oggi è inutile parlare delle cause che fanno partire i ragazzi dai propri paesi, oggi è utile parlare di come tirare fuori queste persone dalla Libia, altrimenti rimarrà un bacino di persone pronte a rischiare la vita. Però, la maggior parte di loro non ci pensa nemmeno a venire in Europa e di rischiare la vita sui gommoni sgonfi. Sono in trappola in Libia e chiedono di essere riportate a casa. Questa è una delle verità che in Italia, in Europa non si può raccontare altrimenti il castello della migrazione cadrebbe all’istante”.

 

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