In un luogo che praticamente non esiste come Roncisvalle o Roncesvalles, gli artisti italiani si sono riuniti per dire il loro no a tutte le guerre. Perché da qui partono i pellegrini, bastone in mano, conchiglia al collo, zaini, pronti ad affrontare il Cammino di Santiago di Compostela.
E qui, secondo la leggenda o il canto antico dell’Ariosto, avvenne l‘atroce battaglia in cui perirono trecento paladini. Si fermano, i pellegrini, per ascoltare la trombetta di Pulcinella, il narratore o il cunto antico di Mimmo Cuticchio. Che parla di pace, perché è questo il messaggio che gli artisti italiani hanno portato verso il luogo mitico che si chiama Roncisvalle.
Una disfatta per i cristiani, una vittoria per i musulmani: caddero i paladini e con loro il prode Orlando che soltanto all’ultimo suonò il suo corno, per chiedere l’aiuto del suo re. Lo ha raccontato Mimmo Cuticchio, davanti alla lapide che ricorda il conte Orlando, attorniato dagli artisti che hanno camminato con lui, nella foresta, attardandosi per proporre narrazioni, piccoli morceaux di spettacolo: una battaglia di 1240 anni fa, oggi come ieri simbolo di intolleranza.
Il pellegrinaggio dell’arte e del teatro è stato un modo per dire no a tutte le guerre, la scena e i costumi per urlare “non voglio” a chi ti dice di scendere in battaglia contro qualcuno che, come te, ha due braccia, due gambe, due occhi. Roncisvalle aiuta: qui l’aria è rarefatta, il cielo a volte è limpidissimo, altre immerso nella nebbia, tutto attorno è verde. Gli artisti hanno camminato nella foresta e sono arrivati sul piano: c’è chi cerca il famoso Vallo, la gola dell’agguato cantata dall’Ariosto. Non c’è, in compenso vedi avanzare i pellegrini, con il loro bastone.
Mimmo Cuticchio si è invece costruito una spada, con rami ed arbusti trovati per via: l’ha brandita per il cunto, dinanzi a pupo Orlando che, partito da Palermo nudo e crudo, si è “vestito” per strada, ad ogni tappa. Da Saint-Jean-Pied-de-Port – dove gli artisti hanno “assediato” la cittadina medievale, con spettacoli in ogni vicolo – verso Ibañeta, nella piana sui Pirenei, al confine tra Francia e Spagna: con una sosta alla Vergine di Biankorri, poi su, fino al Monastero Itzandegia per raggiungere poi il Puerto de Ibañeta in spagnolo o Col de Roncevaux in francese.
Con il pubblico che segue in silenzio, e poi scoppia in un applauso: agli artisti si sono sommati i racconti dei Pari, intellettuali che hanno accompagnato il cammino, ciascuno a suo modo. Sono: Lara Albanese (astrofisica), Giuseppe Barbera (agronomo), Giuseppe Bucaro (sacerdote), Corrado Bologna (filologo), Caterina Greco (archeologa), Valeria Patrizia Li Vigni (antropologa), Beatrice Monroy (scrittrice), Giuliano Scabia (poeta), Marino Sinibaldi (giornalista) e Sebastiano Tusa (archeologo del mare). “Qui avvenne la leggendaria battaglia di Roncisvalle, la cui realtà storica è stata trasfigurata in Occidente dalle Chansons des geste e trasmessa dalla tradizione orale – dice Mimmo Cuticchio che ha voluto questo “pellegrinaggio” nell’anno in cui ha compiuto settant’anni – .
Il nobile gesto del paladino Orlando, devoto al suo imperatore Carlo Magno, che decide di sacrificare la propria vita in una battaglia che non può vincere, ma che va combattuta comunque per senso del dovere: tutto questo rappresenta per noi l’ideale della “Straziante meravigliosa bellezza del creato”, sottotitolo preso in prestito da Pasolini per La Macchina dei Sogni, il festival di teatro di figura. Il senso profondo di questa esperienza, racchiuso nella fede di un ideale, coincide con la bellezza della natura, con il mistero dell’universo, della vita stessa e rifugge dai motivi che alimentano le guerre e da tutte le etichette, anche religiose, che limitano il benessere e la crescita spirituale degli uomini”.
La Macchina dei Sogni è inserita nel cartellone di Palermo Capitale Italiana della Cultura.
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