Mentre essere un uomo e occupare una posizione di comando è molto comune, essere una leader è ancora una rarità. Viene da chiedersi se questa percezione cambia a seconda delle variabili proprie di uno specifico settore, ma si direbbe di no.

Uno status occupazionale più elevato di solito vede più dipendenti di sesso maschile, in qualsiasi campo, anche se a prevalenza femminile. Si guardi all’istruzione: l’87% degli insegnanti delle scuole primarie negli Stati Uniti sono donne (dati Unesco). La percentuale cambia quando si passa ai livelli di istruzione superiori: nelle scuole secondarie, le insegnanti di sesso femminile sono il 62%.
A livello universitario, il divario di genere scompare improvvisamente: il rapporto docenti uomini/docenti donne è di circa 1:1. Le cose si fanno ancora più sbilanciate a livello dirigenziale: tutti i dirigenti delle scuole superiori e ¾ dei sovrintendenti scolastici sono uomini.

Quanto all’equilibrio di genere tra i dipendenti, il settore del no profit è simile all’istruzione: il 75% della forza lavoro è costituito da individui di sesso femminile (dati del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite). Significa che anche la maggior parte degli amministratori delegati delle organizzazioni no profit è costituita da donne? L’esempio dell’istruzione dimostra il contrario, ma cerchiamo di analizzare bene le organizzazioni senza scopo di lucro.

Premessa: cosa intendiamo per “no profit”

Occorre precisarlo, poiché spesso immaginiamo un’entità orientata alla società e finalizzata all’assistenza disinteressata ai gruppi vulnerabili (mentre, al contrario, un’organizzazione a scopo di lucro può appartenere a qualsiasi settore esistente).

Oltre a quanto appena detto, le organizzazioni senza scopo di lucro possono essere enti di beneficenza che aiutano a raccogliere fondi per la cura di malattie, soprattutto il cancro; un altro esempio sono i centri di riabilitazione contro le dipendenze, che possono essere focalizzati su tutti i tipi di dipendenze o essere altamente specializzati (ad esempio, possono rivolgersi solo a individui con problemi legati al gioco d’azzardo). Ci sono anche organizzazioni create da donne e incentrate sull’empowering delle donne, specialmente di quelle che vivono in Paesi a basso reddito, e così via.

Ma questa è una visione piuttosto ristretta del variegato universo delle organizzazioni no profit. Gli enti senza scopo di lucro coprono un’ampia gamma di settori, dalla scienza ai trasporti alla gestione dei rifiuti. Secondo il report linkato sopra, non tutte le aree di attività no profit sono a prevalenza femminile: il numero di uomini è significativamente più alto nelle organizzazioni non lucrative religiose e leggermente più alto in quelle sportivo-ricreative.

Perché le donne popolano il no profit

Le organizzazioni a scopo di lucro e quelle senza scopo di lucro perseguono obiettivi diversi, come risulta già dalle rispettive denominazioni: le realtà a scopo di lucro vendono beni e servizi e vanno alla ricerca di modi per aumentare i loro ricavi dalle vendite il più velocemente possibile; le realtà senza scopo di lucro mirano a recare un beneficio alla società e a rendere il mondo migliore.

Non stiamo dicendo che un brand a scopo di lucro non possa avere un enorme impatto positivo sul nostro mondo. Prendiamo ad esempio la Tesla di Elon Musk, che rende popolari i combustibili alternativi eco-friendly; o l’app Headspace, che rende popolare la mediazione come metodo per migliorare la salute mentale: entrambe queste realtà recano un beneficio del grande pubblico. Tuttavia, il motore principale della crescita dell’azienda a scopo di lucro è il denaro, mentre altri effetti sono considerati secondari.

Si contano più uomini negli enti a scopo di lucro che in quelli non a scopo di lucro. Non solo per il denaro, ma anche per lo status che deriva da esso: come riportato da uno studio dell’Università del Queensland, gli uomini non vogliono solo essere ricchi, ma anche essere più agiati di altri membri della società. Anche le donne desiderano raggiungere alti livelli di reddito, ma non si curano tanto quanto gli uomini del loro prestigio rispetto alle altre persone.

Il secondo fattore che determina la prevalenza femminile nel no profit è che queste organizzazioni spesso offrono orari di lavoro più flessibili, ferie e congedi di maternità. Ciò è spesso accompagnato da salari più bassi, ma molte donne optano comunque per questa possibilità, in quanto alcune di loro hanno ancora tonnellate di faccende domestiche e familiari sulle spalle.

Inoltre, le persone sono inclini a fare tali scelte in maniera inconscia, per via delle loro attitudini sociali: leadership, ambizione e duro lavoro sono i tratti principali che la società apprezza di più negli uomini, secondo uno studio condotto sempre sulla popolazione statunitense; le principali caratteristiche caratteriali apprezzate nelle donne sarebbero invece empatia, gentilezza e moralità. In altre parole, le donne sono incoraggiate ad avere le qualità più adatte per avere successo nel no profit e, allo stesso modo, gli uomini vengono indirizzati verso l’ambito lucrativo.

Leadership femminile e no profit oggi

I tratti caratteriali summenzionati aiutano molto ad avere successo come dipendente di un’organizzazione no profit. Ai posti di comando, invece, è tutto invertito.

In questo momento, negli USA, il 71% degli amministratori delegati delle organizzazioni senza scopo di lucro è di sesso maschile e il 69% degli intervistati ha dichiarato che il consiglio di amministrazione della propria organizzazione è a maggioranza maschile. Ciò significa che ruoli di primo piano nelle organizzazioni no profit sono ancora ricoperti da uomini, nonostante la maggior parte della forza lavoro del settore sia di sesso femminile.

Eppure, il 57% delle donne non attualmente al comando aspira ad assumere un ruolo esecutivo. È interessante notare che più giovane è la donna, più si sente pronta a guidare l’azienda: il 72% delle intervistate di età compresa tra i 18 e i 34 anni ha ammesso di avere tale desiderio.

Il motivo più diffuso per cui le altre donne non si dichiarano disposte a ricoprire una posizione di leadership sarebbe la mancanza di tempo e il 44% di esse ha citato il “troppo stress” come ragione primaria. Eppure, questo 57% è meglio di niente: nel settore lucrativo, la percentuale di donne che aspirano a diventare leader è appena del 37%.

Leadership femminile e no profit domani

Il numero di CEO donna sia nel mondo delle imprese che nel no profit è in aumento. Una questione da risolvere è il persistente divario retributivo di genere. Le donne CEO che gestiscono no profit da fino a 5 milioni di dollari annuali sono pagate il 23% in meno rispetto agli uomini nelle stesse posizioni. Si osservano quasi le stesse cifre in altri settori: le donne guadagnano 0,81 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini.

Tuttavia, il 59% dei dipendenti del no profit pensa che un maggior numero di donne nel consiglio di amministrazione aiuterebbe l’organizzazione a raggiungere i suoi obiettivi più velocemente. E la cosa migliore che ogni no profit può fare è garantire la trasparenza salariale per ogni dipendente. La maggior parte delle persone non è a conoscenza del gender pay gap nella propria azienda, o persino nel proprio settore: la questione dello stipendio viene raramente discussa apertamente.

Man mano che il divario retributivo di genere diminuisce e le donne acquisiscono maggior sicurezza nel negoziare il loro aumento salariale, il rapporto tra amministratori delegati di sesso maschile e femminile dovrebbe cambiare drasticamente. Questo non accadrà entro l’anno, ma stiamo già assistendo a un cambiamento verso un futuro di parità.