Ieri, giovedì 8 maggio, la fumata bianca dalla Cappella Sistina ha annunciato al mondo l’elezione di Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, come 267º pontefice della Chiesa Cattolica. Primo papa nato negli Stati Uniti e con doppia cittadinanza peruviana, Prevost rappresenta una figura di transizione tra il Nord e il Sud del mondo. La sua carriera, segnata da oltre vent’anni di missione in Perù e da ruoli chiave in Vaticano, lo rende un leader con un profilo unico: riflessivo, moderato, ma non esente da controversie.

Le origini: da Chicago al richiamo della fede

Robert Francis Prevost nasce il 14 settembre 1955 a Chicago, Illinois, da Louis Marius Prevost, veterano della Seconda Guerra Mondiale di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, bibliotecaria di ascendenza spagnola e creola. Cresciuto a Dolton, un sobborgo della città, il giovane Prevost frequenta la parrocchia di St. Mary of the Assumption, dove serve come chierichetto e canta nel coro. La fede della famiglia, in particolare l’influenza del padre catechista, plasma la sua vocazione. Nel 1973 si diploma al seminario minore degli Agostiniani e nel 1977 consegue un Bachelor of Science in scienze matematiche e filosofia presso la Villanova University di Filadelfia.

La vocazione agostiniana e la missione in Perù

Nel 1977, Prevost entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, un percorso che lo porterà all’ordinazione sacerdotale nel 1982 a Roma. Dopo aver ottenuto un dottorato in diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, nel 1985 inizia la sua missione in Perù, nella diocesi di Chulucanas. Qui lavora come cancelliere, parroco e missionario, guadagnandosi il rispetto delle comunità locali per la sua vicinanza ai più poveri. Dal 1988 al 1998 dirige il seminario agostiniano di Trujillo, insegnando diritto canonico e ricoprendo ruoli amministrativi. La sua esperienza in Perù, dove ottiene la cittadinanza nel 2015, forgia un “cuore latino” che lo distingue dagli altri cardinali americani.

Una carriera di leadership nella Chiesa

La traiettoria di Prevost è costellata di incarichi di crescente responsabilità. Nel 1999 diventa priore provinciale degli Agostiniani a Chicago, e dal 2001 al 2013 è eletto priore generale dell’Ordine a Roma, guidando oltre 2.000 religiosi in tutto il mondo. Nel 2014, Papa Francesco lo nomina amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo, in Perù, e vescovo titolare di Sufar. L’anno successivo diventa vescovo di Chiclayo, ruolo che ricopre fino al 2023. Durante questo periodo, è anche secondo vicepresidente della Conferenza Episcopale Peruviana e amministratore apostolico di Callao. Nel 2023, Francesco lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, nominandolo cardinale nello stesso anno.

L’elezione a Papa Leone XIV: un “outsider” di compromesso

Il conclave del 2025, iniziato il 7 maggio, si conclude dopo appena quattro scrutini con l’elezione di Prevost, considerato un “outsider” rispetto a papabili più noti come il cardinale Pietro Parolin. La scelta del nome Leone XIV, un omaggio a Leone XIII e alla sua enciclica Rerum Novarum sulla dottrina sociale della Chiesa, segnala un’intenzione di continuità con le riforme di Francesco, ma con un approccio più sobrio. “Unisce rigore dottrinale, compassione pastorale e una visione missionaria del Vangelo”, scrive La Stampa descrivendo il nuovo pontefice. Prevost si affaccia dal balcone di San Pietro visibilmente commosso, pronunciando le prime parole in italiano e spagnolo: “La pace sia con tutti voi”.

Un profilo ideologico: tra progressismo e tradizionalismo

Papa Leone XIV è descritto come una figura di equilibrio, capace di mediare tra l’ala progressista e quella conservatrice della Chiesa. Condivide con Francesco l’attenzione per i poveri, i migranti e l’ambiente, ma si distingue per posizioni più tradizionaliste su alcune questioni sociali. In un discorso del 2012, ha criticato la “normalizzazione dello stile di vita omosessuale” e le “famiglie alternative composte da coppie dello stesso sesso e i loro figli adottivi”, secondo quanto riportato da The New York Times. In Perù, si è opposto all’introduzione dell’educazione di genere nelle scuole, definendo l’ideologia di genere “confusionaria” e promotrice di “identità inesistenti”. Tuttavia, il suo stile riservato e la sua riluttanza a gesti eclatanti lo rendono meno polarizzante rispetto al predecessore.

Le controversie: ombre sulla gestione degli abusi

La carriera di Prevost non è stata priva di critiche, soprattutto per la gestione di casi di abusi sessuali nel clero. Negli Stati Uniti, tra il 1999 e il 2001, è stato accusato di aver permesso a un prete condannato per abusi di risiedere vicino a una scuola cattolica, accusa che ha respinto sostenendo di non avere autorità decisionale. In Perù, nel 2022, è stato criticato per non aver avviato un’indagine su due preti accusati di molestie. La diocesi di Chiclayo e la Congregazione per la Dottrina della Fede hanno scagionato Prevost, definendo le accuse infondate. I sostenitori del papa parlano di “campagne diffamatorie” orchestrate da settori conservatori contrari alle riforme di Francesco.

Uno stile sobrio e missionario

A differenza di Papa Francesco, noto per i suoi gesti spontanei, Leone XIV adotta un approccio più istituzionale e riflessivo. “Non sono un piccolo principe seduto nel mio regno”, ha detto nel 2023, sottolineando l’importanza di un episcopato umile e vicino al popolo. Appassionato di tennis e cucina, Prevost parla correntemente inglese, spagnolo, italiano, francese e portoghese, una competenza linguistica che riflette la sua visione globale. Durante il suo primo discorso da papa, ha richiamato la Chiesa alla sua vocazione missionaria: “Dobbiamo essere una Chiesa che costruisce ponti, una Chiesa sinodale, vicina a chi soffre”.

Un ponte tra Nord e Sud

Con la sua doppia identità americana e peruviana, Leone XIV incarna un ponte tra due mondi. “Ha il profilo di un americano, ma il cuore di un latinoamericano”, ha detto il gesuita Hernán Quezada ad Aristegui Noticias. La sua elezione rompe il tabù di un papa statunitense, temuto per il peso geopolitico degli USA, ma il suo lungo servizio in Perù lo rende un candidato “universale”. Come primo papa agostiniano e secondo pontefice delle Americhe dopo Francesco, Prevost è chiamato a lasciare un’impronta unica in un’epoca di trasformazione per la Chiesa.