Due giorni fa, martedì 3 giugno, Riccardo Zappone, 30enne di San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti, ha perso la vita in una sequenza di eventi drammatici. La vicenda, avvenuta nel quartiere San Donato di Pescara, ha avuto inizio con una violenta rissa in un’officina meccanica, culminata con l’intervento della polizia e l’uso di un taser.
Zappone, fermato per resistenza a pubblico ufficiale, è morto poco dopo in questura a causa di un malore. L’autopsia condotta dal medico legale Cristian D’Ovidio ha escluso qualsiasi ruolo del taser nella morte, indicando come causa una sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso. Tre persone sono ora sotto indagine per lesioni aggravate, mentre la procura di Pescara continua a scavare per ricostruire i fatti.
Un ragazzo fragile, noto alle autorità
Riccardo Zappone era una figura conosciuta a Pescara e Chieti, non solo per il suo legame con il padre, il maestro di musica Andrea Zappone, ma anche per le sue fragilità personali. Soffriva di problemi psichiatrici ed era seguito dal Centro di salute mentale di Chieti, con precedenti episodi che avevano richiesto trattamenti sanitari obbligatori (TSO). Secondo quanto riportato, Zappone aveva anche problemi legati all’uso di sostanze stupefacenti, un aspetto che la sua famiglia cercava di gestire limitando il suo accesso al denaro. La mattina della tragedia, Zappone si era recato a Pescara, apparentemente per un appuntamento con un meccanico, ma le ragioni della sua presenza nell’officina di via Strada Comunale Piana rimangono poco chiare.
La rissa nell’officina: tre indagati
Secondo le ricostruzioni della procura, la giornata di Zappone è precipitata in un episodio di violenza all’interno di un’officina nel quartiere San Donato. Qui, il 30enne sarebbe stato coinvolto in una colluttazione con tre persone: Angelo De Luca, 60 anni, titolare dell’officina, suo fratello Paolo De Luca, 55 anni, e il genero di uno dei due, Daniele Giorgini, 37 anni. La procura sostiene che Zappone sia stato “percosso con violenza, anche mediante l’uso di un bastone di legno, sino a subire ferite sanguinanti”. Angelo De Luca, in un’intervista al quotidiano Il Centro, ha negato di aver colpito Zappone, descrivendolo come “fuori di sé, agitato, sporco di sangue sotto le narici” e in preda a un comportamento che suggeriva l’uso di droghe. “Urlava minacce, diceva ‘io qua ammazzo tutti quanti’”, ha aggiunto De Luca, raccontando di una colluttazione culminata con una caduta di Zappone dopo un tentativo di difesa. I tre uomini sono indagati per lesioni volontarie aggravate dall’uso di un’arma e dal numero di persone coinvolte.
L’intervento della polizia e il taser
L’allarme lanciato da alcuni passanti ha portato all’intervento della polizia. Quando gli agenti sono arrivati, hanno trovato Zappone in uno stato di forte agitazione, probabilmente in preda a un episodio psicotico, un comportamento noto alle forze dell’ordine per via dei suoi precedenti. Gli agenti hanno deciso di immobilizzarlo utilizzando un taser, sostenendo che il 30enne opponesse resistenza all’arresto. Una volta bloccato, Zappone è stato trasferito in questura per le procedure di identificazione e gli atti giudiziari. Tuttavia, mentre si trovava nelle camere di sicurezza, ha accusato un malore improvviso. Il personale del 118 è intervenuto immediatamente, trasportandolo d’urgenza all’ospedale Santo Spirito di Pescara, dove i tentativi di rianimazione sono stati vani. La procura ha definito l’uso del taser “necessario” per vincere la resistenza di Zappone, ma l’autopsia ha escluso qualsiasi collegamento tra la scarica elettrica e il decesso.
L’autopsia: trauma toracico come causa della morte
L’esame autoptico, condotto il 4 giugno 2025 dal medico legale Cristian D’Ovidio dell’Università G. d’Annunzio di Chieti e Pescara, ha fornito una risposta chiara sulla causa della morte. Secondo la procura, Zappone è deceduto a causa di una “sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso”, un danno fisico riconducibile alla violenta colluttazione avvenuta nell’officina. “L’utilizzo del taser da parte del personale di polizia non ha avuto alcun ruolo ai fini del determinismo della morte”, ha dichiarato il procuratore capo Giuseppe Bellelli in una nota ufficiale. Le indagini proseguono con esami tossicologici e istologici per chiarire se l’uso di sostanze stupefacenti abbia contribuito agli eventi, ma al momento il focus è sulla rissa e sulle responsabilità dei tre indagati. La procura sta anche valutando ipotesi di omicidio colposo e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, oltre a reati legati alla droga, contro ignoti.
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