Non succedeva dal 2003: alla fine del luglio scorso, a New York, negli USA, è stato diagnosticato un caso di poliomelite. Un 20enne che vive in un sobborgo della metropoli, andato in ospedale a causa di una gamba paralizzata. La diagnosi è stata veloce. Il giovane non era vaccinato e ancora oggi soffre di paralisi parziale.

La poliomelite è una malattia molto contagiosa: il virus invade il sistema nervoso e può causare una paralisi permanente o addirittura la morte ma è ritenuta sradicata sulla maggior parte del Pianeta.

Nel 1988 si registravano circa 350mila casi all’anno, per lo più in bambini sotto i 5 anni, in 125 paesi. Oggi, quel numero è sceso del 99%. Il virus continua a circolare endemico soltanto in due Paesi: Afghanistan e Pakistan.

Come si è contagiato?

Quindi, come ha fatto quel giovane americano a contagiarsi? O quel 20enne si è recato in un Paese dove il virus ancora circola o è entrato in contatto con una persona che tornava da lì.

Il poliovirus – come spiegato da France24 – si trasmette per via oro-fecale tramite l’acqua, il cibo sporco o il pannolino di un bambino e provoca la paralisi in un paziente su 200. Ciò significa che il numero dei portatori è maggiore rispetto a quello degli infettati. Ciò è successo di recente in Malawi e a Mozambico, in Africa. Due bambini, non in regola con la vaccinazione, sono stati contagiati da un ceppo del virus proveniente dal Pakistan, trasmesso, senza volerlo, da una persona asintomatica.

Nel caso americano, però, l’analisi genetica ha spiegato che si è trattato di un effetto sbagliato della vaccinazione. Ora, nel mondo sono stati diffusi due tipi di vaccino: l’uno per iniezione, il più diffuso nei Paesi sviluppati; l’altro per via orale, usate nel resto del mondo.

Il primo utilizza un vaccino inattivato. Protegge dalla malattia ma non dal virus. Quindi, un soggetto può essere un portatore dell’infezione senza saperlo ed essere un pericolo se incontra una persona non vaccinata.

Il vaccino orale, invece, ha il vantaggio di essere facile da somministrare ma soprattutto protegge dalla malattia e impedisce di essere contaminato dal virus. Quindi, è più utile per evitare la trasmissione da uomo a uomo. Nel caso americano, il 20enne è stato esposto a un ceppo del virus derivato da un vaccino orale e ha sviluppato i sintomi perché non vaccinato. Da segnalare, inoltre, che il 20enne è residente nella contea di Rockland, a nord di New York, dove appena il 60% degli abitanti è vaccinato contro la poliomelite.

Sebbene questo caso abbia attirato molta attenzione, non si è trattato dell’unico. A febbraio anche un bambino di 3 anni in Israele ha sviluppato una paralisi causata dal virus della poliomelite. E, nello stesso mese, è successo anche a un bambino della stessa età in Malawi.