E’ salito a 150 il numero dei Rangers uccisi finora nel Parco Nazionale Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo.

Ne da comunicazione lo stesso Parco Nazionale, famoso nel mondo per i Gorilla di montagna, ma anche per essere scampato ai progetti di trivellazione di una società petrolifera europea. Purtroppo l’area protetta si trova in una zona particolare che costituisce un crocevia ad interessi che sembrano trovare la loro radice in alcuni stati confinanti. Vere e proprie bande armate che finanziano la loro attività con il commercio di avorio. Un interesse che si scontra direttamente con quelli di conservazione della natura di uno dei Parchi Nazionali più famosi al mondo.

A finire sotto i colpi delle milizie Mai Mai (vera e propria galassia di gruppi armati che operano in quell’area del mondo) è stato un Ranger di 26 anni. Un secondo Guardiaparco è rimasto gravemente ferito.

Un Ranger, quello ora ucciso, giovane e molto impegnato nella salvaguardia della natura del Parco. A ricordarlo è lo stesso Direttore del Parco Nazionale Virunga Emmanuel de Merode, egli stesso rimasto, nel recente passato, vittima di un agguato. Nessuna area turistica è stata comunque coinvolta nella sparatoria e la stessa sicurezza dei visitatori non è mai stata messa a rischio.

Purtroppo, nel mondo, operano diversi gruppi armati che, per finanziarsi, ricorrono al contrabbando della fauna selvatica. In Somalia, ad esempio, sono direttamente coinvolti nel traffico internazionale di avorio i terroristi di al-Shabaab. I loro sconfinamenti nel Kenya (tristemente nota la strage al College universitario di Garisa che costò la vita a 147 persone, alcune delle quali decapitate), sono motivati dallo stesso approvigionamento del prezioso avorio che viene poi smerciato grazie ad intermediari che hanno sede all’estero. Un’altra situazione calda è quella del Chiad dove gli elefanti sono ormai ridotti sull’orlo dell’estinzione grazie ai continui sconfinamenti di bande armate provenienti dai paesi confinanti. Anche loro finanziano le attività terroristiche con la vendita di parti di fauna selvatica. Nonostante le numerose segnalazioni provenienti dall’Interpol, oltre che agli importanti pronunciamenti dell’ONU, sembra che in pochi hanno  interesse a fermare la continua richiesta di armi che proviene da tali organizzazioni.

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