Adescata da un’amica dei genitori, con la promessa di un lavoro in Italia da baby sitter, per aiutare la famiglia. Durante il viaggio, la scoperta: “mi ha detto che dovevo prostituirmi“, racconta la vittima ai giudici. Oggi maggiorenne, ma all’epoca dei fatti appena 15enne. 22 pagine di deposizione, in videoconferenza con un interprete, direttamente dalla Romania, ricostruiscono l’incubo. L’appartamento sulla Casilina, utilizzato come casa di appuntamenti dalle presunte sfruttatrici, due connazionali, sorelle, sui 30 anni.
Le foto online
Le foto pubblicate online per adescare i clienti. Circa 450 incontri in 4 mesi per 250 euro al mese, i soldi che la ragazzina riceveva. Sarebbero state sempre le due imputate a controllare che tutto procedesse senza intoppi. Addirittura si nascondevano – racconta sempre la minore – nell’armadio. O le chiedevano di tenere il telefono in vivavoce in modo da poter ascoltare se il cliente le desse più soldi di quelli stabiliti. A scoprire l’attività a luci rosse un blitz degli agenti del Commissariato di Tor Pignattara a maggio del 2016, dopo aver rintracciato sul web le immagini della vittima. Dopo 6 anni, nel processo a loro carico, le due donne sono state condannate con l’accusa di prostituzione minorile a 7 e 6 anni di carcere. Assolti invece per mancava di prove gli uomini che avrebbero incontrato la minore.
Altri due arresti a Roma per prostituzione
I Carabinieri della Compagnia di Roma Piazza Dante, su delega della Procura, hanno eseguito perquisizioni in quattro appartamenti usati come centri “massaggi” cinesi. I militari hanno perquisito un appartamento in via Marsala dove hanno sorpreso e arrestato in flagranza, gravemente indiziata di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, una 51enne cittadina cinese, incensurata; nella stessa circostanza, hanno anche proceduto, nei confronti di un uomo di 43 anni, cittadino cinese, arrestandolo in flagranza per resistenza a un pubblico ufficiale, poiché al momento dei fatti, in piazza Vittorio Emanuele, ha tentato di divincolarsi, colpendo i Carabinieri.
Entrambi sono indiziati di essere i promotori ed effettivi gestori dell’attività di reclutamento di connazionali indotte a fornire prestazioni sessuali all’interno di quattro appartamenti, 2 ubicati a Roma, 1 a Pomezia e 1 a l’Aquila, per i quali curavano la pubblicità su siti internet e organi di stampa. In particolare la donna avrebbe gestito tutti gli appuntamenti dei clienti indirizzandoli ai quattro appartamenti direttamente dall’appartamento di via Marsala.
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