L’ivoriano di 21 anni, che martedì scorso 30 giugno ha ‘cucinato’ un gatto in strada a Campiglia Marittima (Livorno), è stato rilasciato ma denunciato a piede libero.

L’immigrato ha dichiarato ai carabinieri di non avere ucciso il felino ma di averlo già trovato morto e di averlo cucinato per fame. A tal proposito, il codice penale italiano non prevede pene per chi uccide animali «per necessità».

Inoltre, si è appreso che il migrante è in attesa dell’esito del ricorso presentato al Tribunale di Firenze dopo la negazione dello status di rifugiato.

Tornando al video che ha scatenato moltissima indignazione, ci sono dubbi sulla scena. Alberta Tacciati, sindaca del comune toscano, ha affermato che «è evidente che ci sono diverse incongruenze. Il dubbio sorge spontaneo. Con le autorità ci siamo confrontati stanno portando avanti le indagini».

Infatti, come spiegato da Giovanbattista Fazzolari, responsabile nazionale del programma di Fratelli d’Italia, «da tempo denunciamo l’operato in Italia della Mafia Nigeriana, che ha tra i suoi riti anche sacrifici di animali (come galline e gatti) e purtroppo in alcuni casi anche umani, come dimostrato da numerosi esperti di culti nigeriani e dei loro riti vudù e juju». Insomma, alla base del gesto del 21enne potrebbe esserci stata un’altra ragione.

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