Meno uno a Sanremo. E tra i 24 big c’è un’artista che ha venduto dischi in tutto il mondo – incidendo in sette lingue diverse – e che è entrata persino in classifica nel Regno Unito. Naturalmente stiamo parlando di Rita Pavone che all’Ariston porterà un brano con un titolo curioso: Niente (Resilienza 74), scritto dal figlio Giorgio Merk, avuto con Teddy Reno. Resilienza è la capacità di resistere, di incassare, di rialzarsi, mentre il 74 non indica solo l’età di Gian Burrasca ma anche l’anno di nascita di Giorgio.
In attesa di ascoltare la canzone già domani, nella serata d’apertura del Festival, Massimo Minutella ha incontrato Pel di Carota (altro suo nomignolo per il colore della sua capigliatura qualche anno fa) e la saggezza musicale trasmessa in pochi minuti dalla Pavone dimostra che al Festival ha diritto ad esserci più di molti altri: «Voglio essere ricordata per quella che sono, mi sento contemporanea, amo tutto quello che ho fatto ma non mi piace stare al palo, non mi piace vivere di ricordi – ha detto – Credo che sia giusto cantare le cose che ti hanno dato popolarità nei concerti ma non sono rimasta lì, ho i piedi ben per terra. Cerco di essere contemporanea. Non faccio pazzie. Non farei mai rap perché non m’appartiene ma c’è una forma di grinta, di musicalità, che fa parte di me». Insomma, niente amarcord, niente cullarsi sui successi. Rita Pavone vuole ancora stupire in una gara tosta come quella di Sanremo.
Rita Pavone ha anche ricordato di essere stata sempre alternativa rispetto ai contemporanei: «Un giorno Enrico Ruggeri disse: ‘Quando noi arrivavamo, lei era già ripartita’. Ho cercato sempre di anticipare i tempi. Negli anni 60 lottavo con le case discografiche, per fortuna c’era Teddy Reno che aveva sempre l’ultima parola, altrimenti avrei perso Cuore, il mio cavallo di battaglia perché qualcuno pensava che quella canzone era troppo adulta per me».
Per l’artista piemontese la differenza tra la musica di ieri – le cui canzoni ricordiamo ancora oggi e soprattutto le cantiamo – rispetto a quella di oggi sta nella «ricerca, negli arraggiamenti particolari. Oggi siamo più sbrigativi in tutto, una volta ci soffermavamo sulle cose, oggi siamo più veloci: è l’epoca dell’usa e getta», ha spiegato Rita.
Tornando a Sanremo, molto probabilmente non ci sarebbe stata la partecipazione della Pavone se il figlio Giorgio – molto noto nel Regno Unito – non avesse scritto una canzone che, a quanto pare, le sta ‘addosso’ alla perfezione. Infine, un riferimento alla sicilianità della cantante. Sì, perché la Pavone ha nel sangue anche quello siculo. Suo nonno paterno, infatti, era originario della nostra Isola. Un motivo in più per augurarle in bocca al lupo!
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