Stasera, lunedì 6 giugno, dovrebbe essere approvata la direttiva dell’Unione Europea sul salario minimo. Ma di cosa si tratta?
Si tratta della più bassa remunerazione o paga oraria, giornaliera o mensile che in taluni Stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere ai propri lavoratori dipendenti, cioè operati e impiegati.
Il salario minimo ha estimatori e oppositori. I sostenitori affermano che aumenta il tenore di vita dei lavoratori e il benessere lavorativo, e riduce la povertà e le disuguaglianze sociali. Gli oppositori, invece, sostengono che aumenti la povertà e la disoccupazione (tra i lavoratori non qualificati o senza esperienza) ed è dannoso per le imprese.
Il salario minimo è introdotto in 21 dei 27 Stati dell’Unione Europea ma non in Italia, Danirmarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia dove vigono i contratti collettivi nazionali.
Come spiegato da TiConsiglio.com, il salario minimo segue una serie di parametri: la produttività, il PIL, l’indice dei prezzi al consumo e l’andamento generale dell’economia.
In Italia non tutti i partiti sono d’accorso sul salario minimo. Favorevoli, ad esempio, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle. Contrari Lega, Forza Italia (che fanno parte del Governo) e Fratelli d’Italia.