“Lasciami è la canzone più sincera che potessi scrivere. La depressione non la puoi raccontare a chi non la conosce, ma puoi comunque condividerla con chi come te la vive”, racconta Kekko Silvestre, frontman dei Moda, che tornano a Sanremo per la quarta volta, intervistato da da Carmen Guadalaxara, giornalista de Il Tempo e collaboratrice di BlogSicilia per la kermesse.
“Per questo – continua l’artista – ho preso coraggio e ho deciso di condividere quello che ho passato e che sto passando. Credo che la depressione viva dentro ognuno di noi e non so quanto si possa superare definitivamente. Di sicuro ho capito che bisogna essere forti cercando di cambiare i punti vista. Ho paura? Si. Ma ho imparato che oltre le paure ci sono le cose più belle. Potrà sembrare strano, è come se l’avesse scritta una donna, che è entrata nella mia vita facendomi arrabbiare però aiutandomi a essere migliore”.
La prima partecipazione della band alla kermesse avvenne nella sezione Giovani nel 2005. “Eravamo spensierati e inconsapevoli. Nel 2011 con Emma in ‘Arriverà’ e nel 2013 ‘Se si potesse non morire’ sono stati anni straordinari, ma anche difficili. La parte più difficile è sempre il palco e dove si vuole arrivare”.
Kekko ci racconta cosa è successo?
“Un anno e mezzo fa non mi alzavo dal letto e già il fatto di rimettermi in gioco è una cosa molto importante. Cantare della depressione è un modo per esorcizzarla perché questa malattia viene quando cominci ad avere paura di alcune cose escludendole dalla tua vita. La depressione non la curi solo con un farmaco: se la curi con un farmaco e poi stai sul divano, non ti passa. Devi cercare di rimetterti in gioco. Io mi auguro che quello che sto facendo possa arrivare anche alle persone che hanno lo stesso problema e che magari non ne parlano perché se ne vergognano. E, quando tu ti vergogni di parlarne, ti chiudi sempre di più”.
Quando ha compreso che stava meglio?
“Ho iniziato a stare meglio quando ho cominciato a parlare e ad essere sincero con le persone che più mi stavano vicino, dicendogli che non stavo bene. La condivisione è fondamentale in questo senso. E, siccome è una malattia molto diffusa ma di cui si parla poco, credo che il fatto di portarla su un palco come quello dell’Ariston sia un bene per chi ascolta e ne soffre, per aiutarlo ad aprirsi e sentirsi meno solo. Quindi sento una grande responsabilità ma, allo stesso tempo, sono felice di farlo perché so quanto la gente ne abbia bisogno”.
L’ultima volta che avete partecipato al Festival, sua figlia Gioia aveva 1 anno, oggi 11. Come la vive?
“Le ho detto che non vinceremo mai. Lei lo vive in prima persona. È come quando io aspetto la Champions League. Mi chiede di tutto. È focalizzata su ogni cosa che faccio”.
Per la serata delle cover saliranno sul palco Le Vibrazioni…
“Vieni da me, una canzone per noi molto importante che nel 2023 compie 20 anni. L’altra sera parlavo con Francesco Sarcina (leader delle Vibrazioni n.d.r.) e mi diceva che negli anni ’70 le band cercavano di fare comunella e invece, noi questa cosa abbiamo lasciato che la facessero i rapper e ci siamo fatti sempre la guerra. Quindi l’idea nasce anche, e soprattutto, dal fatto che in questo momento di musica suonata ce n’è pochissima ed era bello condividere il palco con chi come noi ama ancora mettere la musica suonata nei dischi e ai concerti”.
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