Lunedì 16 dicembre è il termine ultimo per il pagamento della seconda rata dell’Imu, la patrimoniale sugli immobili che garantisce un gettito annuale di circa 22 miliardi di euro alle casse pubbliche.

Questo tributo, introdotto nel 2012 dal governo Monti, ha generato finora un impatto complessivo di quasi 300 miliardi di euro su famiglie, individui e imprese, come ricorda Confedilizia. La seconda rata rappresenta il saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, con eventuale conguaglio rispetto alla prima rata versata a giugno.

Aliquote e modalità di pagamento

La prima rata dell’Imu, versata entro il 16 giugno 2024, è stata calcolata utilizzando le aliquote stabilite dai Comuni per il 2023. La seconda rata, invece, tiene conto delle delibere pubblicate entro il 28 ottobre 2024 sul sito del Ministero delle Finanze. In caso di mancata pubblicazione delle nuove aliquote, restano valide quelle vigenti nel 2023.

Per effettuare il pagamento, i contribuenti possono utilizzare il modello F24 o il bollettino precompilato disponibile presso gli uffici postali. Il numero di conto corrente dedicato al pagamento dell’Imu è 1008857615, intestato a “Pagamento Imu” e valido per la maggior parte dei Comuni italiani.

Le cifre dell’Imu: quanto pesa sulle tasche degli italiani

Secondo i calcoli della UIL, il costo medio complessivo dell’Imu per una seconda casa ubicata in una città capoluogo è di circa 1.022 euro annui, con una prima rata di 511 euro e un saldo di pari importo. Nelle grandi città, i costi possono superare i 2.000 euro.

Per le abitazioni di lusso (categorie catastali A/1, A/8, A/9), l’imposta media annua è di 2.531 euro, con punte che raggiungono i 6.000 euro nelle aree metropolitane. Anche le pertinenze delle abitazioni di lusso, come garage e cantine, sono soggette a Imu, con un costo medio annuo di 99 euro.

Le critiche di Confedilizia: un’imposta onerosa e iniqua

Confedilizia, che rappresenta i proprietari immobiliari, definisce l’Imu una “patrimoniale onerosa e iniqua”, sottolineando come colpisca spesso soggetti che non traggono alcun beneficio economico dai loro immobili. “Si tratta di un tributo che punisce il risparmio e danneggia l’economia”, afferma l’associazione.

Confedilizia propone misure per ridurre l’impatto dell’Imu, come l’eliminazione dell’imposta sulle case affittate con contratti a canone concordato, per incentivare l’offerta abitativa, e sugli immobili situati nei piccoli centri, per favorire la rinascita dei borghi.