Un liceo di Bologna – il Malpighi – ha deciso di vietare l’uso degli smartphone in classe, suscitando molte proteste (ma anche molti consensi), soprattutto degli studenti dell’ultimo anno. Il divieto riguarda non solo i ragazzi – ricreazione compresa – ma anche i professori

La rettrice è Elena Ugolini, ex sottosegretaria all’Istruzione durante il governo Monti, che all’Ansa ha spiegato: “Sono appena tornata da un giro per i corridoi della scuola durante la ricreazione ed è uno spettacolo vedere che finalmente non ci sono 530 ragazzi con gli occhi piegati sui loro smartphone a mandare dei messaggi o vedere TikTok, ma 530 ragazzi che parlano tra loro, fanno merenda, si raccontano che cosa è accaduto nelle ore prima. Loro sono dipendenti dagli smartphone e questa dipendenza li porta sempre da un’altra parte, non riescono a vivere l’esperienza della bellezza degli sguardi e del vivere insieme”.

“Pensavo che la prendessero peggio – ha proseguito Ugolini – ma i ragazzi sono disposti ad accettare sfide quando ci sono delle ragioni. Basti pensare che noi in media attiviamo il nostro cellulare 84 volte al giorno e digitiamo per 2.700 volte al giorno, è chiaro che viviamo sempre in questa dimensione”.

Ugolini ha spiegato di avere preso questa scelta “anche confortati da studi di neuroscienze che evidenziano come noi facciamo un grande danno ai nostri figli e ai nostri studenti quando li lasciamo in balia di certi strumenti continuamente. E il danno è che passano dal desiderio alla dipendenza, non sono più liberi, sono meno creativi”.

Nella chat condivisa con una rete di altre 27 scuole su 11 Regioni, Ugolini racconta di avere ricevuto “messaggi di incoraggiamento e l’espressione del desiderio di attivare questo tipo di progetto”.

Daniele Ara, assessore alla Scuola del Comune emilliano, ha commentato: “Io condivido la scelta penso che sia giusto, anche gli adulti avrebbero bisogno di momenti di disconnessione. Penso che sia importante trasmettere ai ragazzi l’idea che il momento della scuola è un momento di attenzione che deve essere focalizzata in quello che stai facendo non solo per lo studio ma anche per le relazioni. Quindi, credo che la scuola nella propria autonomia faccia bene a sperimentare azioni di questo tipo”.