Trovata abbandonata in una piantagione di palma da olio. Un ritrovamento emblematico visto che tali colture, assieme a quelle finalizzate alla produzione di cellulosa, sono le principali responsabili della riduzione dell’ambiente naturale ove vivono gli Oranghi.

E’ successo nel Borneo, dove un esperto dell’ONG International Animal Rescue, operativa in Malesia, ha raccolto l’appello di una persona che aveva cercato di mettersi in contatto con il Dipartimento delle Foreste. Lo avevano informato, infatti, che la legge non consente di detenere oranghi, sebbene lui l’avesse considerata come un animale domestico. Bonika, questo il nome dato alla piccola di orango, era stata tenuta per 18 mesi legata alla catena cinta attorno al collo. Sempre sullo stesso asse di legno, salvo piccoli momenti di libertà quando veniva fatta giocare con una bambina. Per tutto questo tempo sarebbe stata alimentata con riso, canna da zucchero, biscotti, pane, acqua e latte per l’infanzia. Senza quella catena sarebbe sicuramente fuggita.

Secondo l’ONG, la madre non aveva abbandonato la piccola. Sicuramente era stata uccisa come purtroppo capita sovente agli oranghi che vagano senza più il loro habitat. International Animal Rescue, lancia ora un appello per essere aiutata nel mantenimento di Bonika e dei molti altri Oranghi salvati in questi anni. La speranza è di poterli riportate un giorno in natura.

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