I ricercatori dell’Università Federico II di Napoli e dell‘Università di Perugia hanno individuato una sostanza naturale, già presente nel nostro corpo, che può bloccare l’attacco del SARS-CoV-2.

Nel dettaglio, gli scienziati hanno identificato molecole endogene in grado di impedire l’ingresso del virus nelle cellule umane. Le molecole sono di natura steroidea e alcune di esse sono degli acidi biliari, ci0è sostanze prodotte nel fegato e nell’intestino dal metabolismo del colesterolo e e in grado di fermare l’infezione quando la carica virale non è elevatissima.

Lo studio ha consentito l’identificazione di tasche funzionali nella struttura del receptor binding domain (RBD) della proteina Spike del virus. L’ulteriore caratterizzazione di tali strutture ha portato alla scoperta dell’esistenza di sostanze endogene in grado interferire nel legame del RBD di spike con il recettore ACE2 (Angiotensin Converting Enzyme 2).

I citati acidi biliari primari legano, anche se con bassa efficienza, l’RBD di Spike, mentre acidi biliari attualmente usati in terapia e loro metaboliti inibiscono il legame tra RBD di Spike ed ACE2 di circa il 50%. Anche acidi biliari semisintetici possiedono la tale capacità.

Analogamente agli acidi biliari endogeni, sostanze naturali quali alcuni triterpenoidi (acido betulinico, acido oleanolico ed acido glicirrizzico) sono in grado di legare l’RBD di Spike e sono moderatamente efficaci nel ridurre il legame con ACE2. Infine, farmaci e loro metaboliti a struttura steroidea (ad esempio il carnenoato di potassio) interferiscono con il legame tra Spike ed ACE2.

La ricerca è stata pubblicata in pre-print sul sito Biorxiv. Ed è figlia dei gruppi del professore Stefano Fiorucci (Gastroenterologia del Dipartimento di Scienze chirurgiche e biomediche dell’Università degli Studi di Perugia) e del dottor Bruno Catalanotti e della professoressa Angela Zampella (entrambi appartenenti al Dipartimento di Farmacia dell’ Università di Napoli Federico II).

In una nota, i ricercatori hanno affermato: «I risultati attuali sono una dimostrazione di come il sistema della ricerca universitaria biomedica in Italia sia in grado di produrre risultati utili e di dare soluzioni tempestive a problemi complessi. Dal punto di vista della terapia, sembra probabile che l’approccio sviluppato non consentirà di trattare pazienti con quadri gravi di distress respiratorio, perché gli anticorpi del siero iperimmune ottenuto da pazienti guariti da Covid-19 sono molto più efficaci nell’ inibire il legame tra Spike con Ace2 delle molecole da noi scoperte».

«Tuttavia – hanno aggiunto – le sostanze studiate, ed altre che speriamo di poter investigare a breve, sono in alcuni casi molecole endogene o farmaci già ampiamente utilizzati da molti anni, con un consolidato profilo di sicurezza, il che ne consentirebbe un uso immediato nei pazienti con Covid-19. Questo approccio, potrebbe quindi consentire di ridurre in modo drastico i tempi per l’esecuzione di trial clinici».

 

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