Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, contattato da Adnkronos Salute, a proposito delle mascherine all’aperto, ha affermato: «da un mese chiedo al CTS una valutazione, scientifica in primis, ma anche di buon senso. Dovrà dirci qual è oggi il ruolo di questo dispositivo di protezione in condizioni epidemiologiche mutate e in base alle nuove evidenze sui contagi all’aperto».

«È giusto che il CTS dia raccomandazioni come organo consultivo del ministro della Salute, ma queste devono essere ragionevoli – ha continuato l’esperto – Oggi le persone hanno difficoltà a tenere la mascherina con l’afa, quindi non deve essere un atteggiamento ideologico altrimenti sviliamo questo importante dispositivo. Io avrei eliminato l’obbligo all’aperto già oggi, ma sono fiducioso che dal 28 di giugno potremmo togliercela all’aria aperta».

Secondo Bassetti «se poi in autunno dovesse esserci la necessità si può pensare di rimettere l’obbligo delle mascherine all’aperto, ma con queste condizioni epidemiologiche dobbiamo comprendere che il rischio – ha proseguito l’infettivologo – di fare diventare indigeribile agli italiani questo dispositivo, che invece è stato determinante in una fase importante della pandemia, è alto».

Bassetti, infine, ha rimarcato che «in Italia sequenziamo troppo poco. Cosa vuol dire sequenziare? Vuol dire siete se il virus è  mutato e continue una delle varianti di cui tanto si parla. La soglia minima di sequenziamenti richiesta dal Centro europeo per la prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc) è del 5%, soglia che la stessa agenzia di monitoraggio europea caldeggia possa salire fino al 10%. Secondo la banca dati internazionale Gisead a inizio pandemia l’Italia sequenziava lo 0,7% dei tamponi positivi, oggi siamo all’1,3% su base nazionale».

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