Il tunisino che ha ucciso stamattina don Roberto Malgesini a Como «ha ammesso le proprie responsabilità in ordine all’omicidio e ne ha descritto dinamica e movente, quest’ultimo, allo stato, esclusivamente riconducibile al convincimento di essere una vittima di un complotto che ne avrebbe determinato il rimpatrio in Tunisia».
Così, in una nota, il procuratore della Repubblica di Como Nicola Piacente. «Non sono emersi – prosegue la nota – allo stato coinvolgimenti dell’indagato in percorsi di radicalizzazione. Sulla base degli elementi acquisiti, la Procura provvederà nelle prossime ore a formalizzare una richiesta di convalida dell’arresto per omicidio volontario». L’indagato è stato trasferito in carcere.
Si è appreso che il cittadino tunisino era entrato illegalmente in Italia nel 1993. Destinatario di un decreto di espulsione nel 1996, quest’ultimo era stato poi revocato a seguito del matrimonio con una cittadina italiana. Con il diniego del permesso di soggiorno per motivi familiari nel 2014, l’uomo è stato successivamente destinatario di più provvedimenti di espulsione. L’ultimo – come appreso dall’Ansa – è stato adottato nell’aprile 2020, ma non è stato possibile effettuare l’allontanamento dal territorio a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19.
Sulla vicenda è intervenuta la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: «Sono scioccata dall’omicidio di don Roberto Malgesini a Como, sacerdote molto amato dai comaschi e da sempre al servizio dei più poveri e degli ultimi. Alla famiglia, ai suoi cari e alla Chiesa locale il nostro cordoglio e vicinanza. Dalla stampa apprendiamo che l’assassino sarebbe un immigrato tunisino irregolare con precedenti penali per furto e rapina e sul quale pendeva un provvedimento di espulsione non eseguito. Se questa notizia dovesse essere confermata, saremmo davanti ad un fatto doppiamente grave. Ed è anche lo Stato che deve risponderne e risarcire la famiglia della vittima perché quel criminale non doveva essere lì. È un principio sacrosanto e che diventare legge. Lo chiediamo da anni ma nessuno ha voluto sostenerci in Parlamento. Torneremo a farlo, anche nel nome di don Roberto», ha scritto su Facebook.
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