Quattro persone sono morte di ebola in un nuovo focolaio nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Lo ha confermato ieri, lunedì 1 giugno, il Ministero della Salute del Paese.

Poi, come riportato sul The Independent, il ministro della Salute, Eteni Longondo, ha confermato un nuovo caso del virus mortale nella provincia occidentale dell’Equater, a oltre 1.000 chilometri dal focolaio in atto nella parte orientale del Paese.

Inoltre, il governatore della provincia di Equateur, Bobo Boloko Bolumbu, ha confermato i decessi alla radio locale. Ha detto: «Il laboratorio ci ha informato che tutte le morti analizzate dal 18 maggio sono una conseguenza del virus Ebola. Tuttavia, per un’ultima sicurezza, i campioni sono stati inviati all’INRB (Istituto Nazionale per la Ricerca Biomedica, n.d.r.) per il controllo di qualità».

«Chiedo alla popolazione di restare calma e di continuare a rispettare le misure igieniche. Lavarsi regolarmente le mani con sapone. Non salutarsi con le mani. Non toccare le persone malate o morte che avevano la febbre o un sanguinamento», ha aggiunto.

Il nuovo focolaio rappresenta una nuova sfida per le autorità sanitarie. Ad aprile, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stava per dichiarare che la seconda più grande epidemia di ebola era giunta al termine quando altri casi sono stati riscontrati ad est.

Era il maggio 2018 quando nella regione dell’Equateur sono emersi casi di ebola: allora l’epidemia cominciò nella zona rurale di Bikoro e si diffuse nella città di Mbandaka. Le autorità sanitarie locali risposero rapidamente e l’epidemia nella regione fu dichiarata finita nell’agosto dello stesso anno con 53 infezioni e 29 decessi.

Il Paese oggi, però, sta anche lottando contro il nuovo coronavirus e il morbillo.

Come riportato dall’OMS, il Ministero della Salute della RDC ha cominciato il conto alla rovescia di 42 giorni per la dichiarazione della fine dell’epidemia. L’organizzazione, però, ha avvertito che «la durata lunga e l’ampiezza di questo focolaio» nonché la presenza del virus negli animali potrebbero significare una ricomparsa del virus tale da allungare i tempi del termine dell’emergenza.

«È fondamentale mantenere un sistema di sorveglianza forte al fine di rilevare, isolare, testare e trattare i nuovi casi sospetti il ​​più presto possibile e rompere potenziali catene di trasmissione», ha affermato l’OMS in un aggiornamento sull’epidemia del 28 maggio scorso.

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